(Il Romanista - P.Bruni) - Gennaio è il mese del capricorno e dell’acquario. Della Befana e del calciomercato. Del calendario nuovo e di Stefano Okaka.
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La favola di Jay Jay strappa gli applausi dell’Olimpico
(Il Romanista – P.Bruni) – Gennaio è il mese del capricorno e dell’acquario. Della Befana e del calciomercato. Del calendario nuovo e di Stefano Okaka.
Dodici mesi fa (era il 31 gennaio), il centravanti di origini nigeriane segnava di tacco al Siena, dell’amico Curci, il gol più importante della sua giovane carriera, il 2 a 1 che avrebbe consegnato alla Roma i tre punti e la certezza che la rincorsa verso l’Inter sarebbe potuta continuare. Una rete fantastica, folle, istintiva ed emozionante. Un istante che sarebbe durato un’eternità come la successiva corsa sotto la curva Sud, inseguito da un De Rossi col cuore stracolmo di godimento e quasi incredulo per la sublimità del gesto tecnico. Segnare e andar via, perché quel giorno Stefano aveva già le valigie pronte per Londra, dove il Fulham lo attendeva a braccia aperte. Un anno dopo la storia si è ripetuta. In maniera differente, in uno stadio diverso, in un derby stavolta: quello fra Lecce e Bari. E proprio da lì, al battesimo con la sua nuova avventura pugliese, Okaka ha fatto ciò per cui i galletti lo hanno preso in prestito dalla Magica: gonfiare la rete. Quante analogie in un contesto lontano anni luce da quello di mamma Roma: il giallo e il rosso, i colori dei suoi avversari, il gol vittoria e la corsa, indisciplinata, verso i suoi nuovi tifosi. La scintilla scocca al 33’ del secondo tempo di una gara inchiodata sullo 0 a 0, dove entrambe le squadre hanno paura di farsi male. Il pennellone nato a Castiglione del Lago raccoglie un passaggio di Gazzi, stoppa la palla di petto, si gira e col sinistro mette in ginocchio Rosati. Tutto in pochi secondi. Tutto fatto bene. La contentezza esplode fragorosa: prima un cartellone pubblicitario dietro la porta, un salto mal calcolato che lo fa deragliare a terra e poi, a grandi falcate, fino al divisorio a bordo curva, arrampicato dove nessuno può prenderlo a strillare a squarciagola la parola più bella ed emozionante che un attaccante possa gridare: gooooolllll! Contemporaneamente, all’Olimpico, la sua Roma sta lottando e soffrendo col Catania. Lo stadio è preso dalla difficoltà del momento, dalla ricerca del vantaggio dopo aver acciuffato il pareggio ad inizio ripresa. E anche lì, Stefano, sembra metterci lo zampino: il tabellone luminoso annuncia il suo nome, passa un battito di ciglia per sentire un piccolo boato e tanti applausi che festeggiano la notizia. Okaka, scritto in alto, come a voler dire: “Il mio dovere l’ho fatto, adesso tocca a voi”. La spinta del pubblico cresce, si fa insistente, incessante, assordante, passano pochi giri di lancette e Vucinic lo accontenta: 3 a 2 per la formazione di Ranieri. Anche il montenegrino viaggia verso il cuore della gente, strilla, strepita e alza le braccia al cielo. La missione è compiuta e il destino si diverte a mischiare di nuovo le carte: un romanista che gioca nel Bari segna contro il Lecce, un ex leccese, adesso romanista che manda, anche lui, in visibilio migliaia di innamorati. Per un pomeriggio la storia della Roma, del Bari e del Lecce si intreccia in uno strano e impensabile gioco ad incastro.
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