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Stadio della Roma, niente proroga: si va verso un altro stop

Il Comune ha tempo fino al 30 marzo per presentare la nuova delibera, altrimenti tutto l'iter dovrà ricominciare da capo

Redazione

Colpo di scena sullo stadio della Roma di Tor di Valle: contrariamente a ogni previsione e alle notizie che, fino a ieri, filtravano sia dalla Regione che dal Comune e dai proponenti il progetto, non ci sarà nessuno ulteriore slittamento del termine dei lavori della Conferenza di Servizi. Nei giorni scorsi, dopo l’accordo raggiunto in extremis fra la Raggi e la Roma venerdì 24 febbraio, i proponenti avevano presentato una richiesta di sospensione dei lavori della Conferenza “per un termine non inferiore a giorni 30“. Ieri, poi, la Raggi aveva inviato al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, una lettera in cui annunciava “parere favorevole” alla richiesta di sospensione aggiungendo di considerare come “non definitivo” il parere non favorevole del Comune. Un atto però, come rimarcato dall’assessore regionale all’Urbanistica, Michele Civita, “non amministrativo” ma politico. E, infatti, lo stesso Zingaretti ribadisce: “Gli uffici non hanno potuto che prendere atto dell’orientamento esplicitato in sede di Conferenza dei servizi dal rappresentante unico di Roma Capitale, come del resto da quello della Città Metropolitana, che non hanno fatto propria la richiesta di sospensiva e confermato invece come definitivo il parere negativo di Roma Capitale sul progetto. Orientamento in pieno contrasto con la comunicazione ricevuta ieri da parte del Sindaco di Roma“.

Insomma, la Raggi, scrive iltempo.it, in una lettera politica e non amministrativa, chiede di sospendere la Conferenza e di considerare non definitivo il parere non favorevole e i funzionari la smentiscono ribadendo il parere senza domandare la sospensione. Potrebbero quindi esser vere le voci dell’ennesima rottura in seno all’Amministrazione Capitolina con i funzionari del Dipartimento urbanistica furenti con il sindaco (e assessore all’Urbanistica pro-tempore) per aver dovuto firmare in poco tempo troppi atti amministrativi in palese contraddizione l’uno con l’altro: la richiesta di proroga, poi, il giorno dopo, il parere “non favorevole” per altro basato su pareri interni favorevoli con prescrizioni. E ora, i funzionari avrebbero dovuto firmare un altro dietrofront.

Tralasciando i problemi interni della Raggi con i suoi funzionari, è chiaro che da parte della Regione si assiste a un sussulto di orgoglio e dignità politica dopo il duplice schiaffo rimediato in occasione della richiesta di proroga da parte del Comune seguita il giorno dopo dal deposito di un parere non favorevole. E certo non è un favore ai 5Stelle che, ora, si ritrovano con il cerino in mano: “La Regione Lazio – spiega l’assessore Michele Civita – ha differito il termine della propria determinazione al 5 aprile, dando quindi la possibilità alle amministrazioni e al proponente di formulare risposte alle prescrizioni contenute nei vari pareri, La richiesta che noi abbiamo fatto è far pervenire entro il 30 marzo questi materiali“. Stessa data entro cui andrà definito “il procedimento avviato di verifica e ridefinizione del progetto presentato per la dichiarazione di interesse pubblico“. In sostanza, entro il 30 marzo si può ancora lavorare se il Comune porta la nuova delibera sull’interesse pubblico e quindi i proponenti il nuovo progetto. In alternativa, il 5 aprile si chiude e si sbaracca tutto con un nulla di fatto. Neanche un miracolo potrà portare il Comune ad approvare entro fine mese la nuova delibera che, quindi, quando arriverà farà ripartire l’iter. Saremo tornati al 22 dicembre 2014.