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L’Uefa dice no al Milan: Pallotta aveva ragione

Bocciato il voluntary agreement richiesto dai rossoneri. Il presidente americano a luglio disse: “Non ha senso ciò che stanno facendo, hanno perso la testa”

Marco Prestisimone

Quattro mesi dopo, tornano in auge le parole del presidente della Roma James Pallotta. Il patron americano aveva espresso le proprie perplessità relativamente al mercato del Milan, che in quel momento aveva concluso gli acquisti dei vari Kessié, Rodriguez, Biglia, Bonucci e André Silva. Un mercato faraonico, che aveva insospettito Pallotta: “Non ha senso quello che sta facendo, non hanno i soldi per comprare la squadra, hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra (il fondo Elliott, ndr), a un interesse alto. Pagheranno le conseguenze a un certo punto, non basterà qualificarsi alla Champions e quando gli stipendi saranno uguali ai ricavi, non so cosa succederà. Sono gli unici in Serie A che stanno perdendo la testa! Forse hanno un grande piano che un giorno scopriremo”.

Fassone non la prese bene: “Non so a cosa si riferisce Pallotta quando dice che ‘pagheranno le conseguenze’. Se è una minaccia la respingo al mittente, noi abbiamo emesso un bond per la campagna acquisti e siamo al momento al di sotto del consumo di questo bond. Ci sono dei piani pluriennali presentati anche alla Uefa nell’ambito di un voluntary agreement”. Ma non si fermò qui, rilanciando: “Sono a disposizione di Pallotta per confrontarmi sui bilanci della Roma”. A quel punto arrivò il passo indietro del presidente americano, che si scusò qualora avesse ricevuto informazioni sbagliate. Oggi più che mai, però, i suoi dubbi tornano d’attualità.

LA BOCCIATURA DELL’UEFA - Il club rossonero aveva presentato a novembre la propria proposta di voluntary agreement, un’iniziativa riservata alle società con una nuova proprietà: tramite questa, chiedeva all’Uefa un’apertura di credito e di conseguenza una moratoria sulle eventuali sanzioni. La società doveva presentare un business plan pluriennale in grado di dare delle prove tangibili delle previsioni economiche, con l’obiettivo di rientrare nei parametri e riequilbrare la gestione economica.

Questo non è successo, poiché è arrivata la bocciatura dell’Uefa: il mercato estivo ha portato ad appesantire il bilancio della stagione in corso ed inevitabilmente anche di quelle successive.

Le perplessità, però, stavolta arrivano proprio dal massimo organo di controllo del fair play finanziario, con un Milan che adesso avrà difficoltà a rientrare anche nei parametri richiesti nel settlement agreement, ossia il patteggiamento a cui sono state sottoposte già Roma e Inter nelle ultime stagioni.

Il club rossonero si dice pronto ad affrontare questo nuovo step, ma la non serenità nell’affrontare il tema era emerso già ad agosto, quando a Montella fu vietato di parlare ai microfoni di Sky Sport dopo che Ilaria D’Amico aveva sollevato le proprie perplessità sul mercato. “Si alimenta la cultura del sospetto”, fu la risposta della società arrivata attraverso Milan TV. Sospetto che però, torna ad essere fondato.

RICHIESTE IMPOSSIBILI  - Dalla sede della Lega, sono arrivate le parole dell'amministratore delegato rossonero: "C'è amarezza per due ragioni. La prima fare rassegna con funerale anticipato. L'UEFA si riunisce domani ma sembra dai giornali che oggi abbia già preso decisione, nutro troppo rispetto per l'UEFA per comprendere queste indiscrezioni che anticipano tutto.

Poi, un aspetto di merito. Le richieste fatta dalla commissione al Milan erano impossibili da accontentare, non solo dal Milan ma da qualsiasi club, e noi abbiamo fornito loro una documentazione completissima. Ai tifosi che potrebbero pensare qualsiasi cosa dico che questo Voluntary è un accordo per non avere nel breve sanzioni, quindi nella peggiore ipotesi non è un funerale ma tra qualche mese andremo a discutere un altro tipo di agreement.

Non c’è ottimismo ma è antipatico parlare prima di una decisione. Totale fiducia per una decisione presa in buona fede, fiducia che la documentazione sia esaminata e fiducia che una decisione non sia stata ancora presa. C'è serenità. E consapevolezza di affrontare un momento di turn around, quindi complesso. Rifarei gli stessi acquisti, uno o due errori li abbiamo commessi, non sarebbe onesto dire che abbiamo fatto tutto giusto".