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L'ISTANTANEA Cesena-Roma, Cassetti pieni di bei ricordi

(di Paolo Marcacci) L’ultima Istantanea della stagione se ne potrebbe andare in un istante e scusate il banale gioco di parole;

Redazione

(di Paolo Marcacci) L'ultima Istantanea della stagione se ne potrebbe andare in un istante e scusate il banale gioco di parole;

il fatto è che, come tutti, anche chi scrive è passato dall'interesse spasmodico suscitato dal ping pong tra Manchester e Sunderland alla malinconia del cielo bigio di Cesena, stadio "Dino Manuzzi", dove ogni cosa appare più piccina di come l'avevamo immaginata, sognata, prospettata. Non dico progettata per non suscitare facili ironie. A proposito di piccolezze, ci sta bene allora che il goal di Del Nero lo pareggi Bojan, per giunta di testa con tempismo perfetto nell'inserimento: ha le dimensioni giuste. Anche per rimanere? Questa è un'altra storia, lui come tanti altri va giudicato nel complesso, anche se a molti di loro converrebbe essere valutati in base ai singoli momenti, alcuni davvero deliziosi, che hanno saputo regalare, seppure soffocati da un oceano di discontinuità. Infatti poi va a segno pure Lamela, stesso discorso.

Il tacco del Capitano, in mezzo, è l'ennesima virgola d'oro di un discorso infinito.

Ma l'Istantanea di oggi è un'altra, diversa è anche la malinconia, in questo caso, che non riguarda i risultati sportivi ma il cerchio del tempo che ogni volta fa da sipario ad una storia.

Quella di Marco Cassetti è stata una storia importante, cinque anni da protagonista e una stagione da "esodato" o quasi, come usa dire oggi con neologismo governativo.

Se proprio non si può fare della retorica, diciamo anche che il tempo è trascorso così in fretta perché lui, che avrebbe avuto diritto a una passerella degna di questo nome all'Olimpico contro il Catania, l'ha vissuto sempre di corsa, su quella fascia di competenza, grande competenza se parliamo di diligenza tattica, costanza di rendimento, impegno e dedizione.

Da laterale e non da centrale, come hanno sempre saputo i tifosi giallorossi che ancora hanno negli occhi un funesto sabato sera a Firenze, dove Spalletti fu costretto ad utilizzarlo nel pacchetto di mezzo.

Va bene, il tempo stempera anche le polemiche ormai inutili e le puntualizzazioni che, da sole, non portano nemmeno in Europa League. Anche perché è trascorso non solo il tempo di Marco, ma anche quello di chi l'ha in un certo senso esiliato prima del tempo; lo hanno poi detto le prestazioni di più di un esterno giallorosso quanto sarebbe stato utile in questi mesi, se solo avesse avuto qualche chance. Ma quando ci si saluta bisogna sempre cercare di avere perlomeno un mezzo sorriso, magari sghembo come il suo o come una delle sue pettinature sempre più scolpite.

Oltre all'impegno diluito nel tempo, Marco Cassetti lascia una cartolina importante, di quelle cui si fa in modo di trovare un posto bene in vista sulla parete e lì si tengono per una vita: era il 6 dicembre del 2009 e Mirko Vucinic, da quello spicchio che separa la Monte Mario dai Distinti Sud, fece arrivare un pallone teso coi giri giusti proprio nel mezzo della difesa laziale, già da qualche minuto in apprensione; facemmo solo in tempo a cogliere l'ultimo tratto di corsa dell'inserimento di Marco, che dopo aver impattato proseguì di slancio verso i tabelloni sotto la Sud, che da quel momento in poi e fino al triplice fischio di Rizzoli, sarebbe diventata sua.

Sono cose, e giocatori, che non si dimenticano.

Chapeau, Marco, per quello che hai fatto, per l'essere andato di corsa anche oltre qualche tuo limite e per quello che forse avresti ancora potuto dare.