Per tutti nella Capitale resta semplicemente l’ottavo Re di Roma. Anche ora che è confinato nel suo palazzo di Porto Alegre, nel Brasile meridionale, insieme con la moglie Cristina e la figlia Antonia di 15 anni. Da lì PauloRoberto Falcao esce ogni tanto per partecipare alle trasmissioni televisive di RBS. Sperando che passi tutto presto, anche prima del 10 agosto. Quel giorno, infatti, saranno passati 40 anni dal suo sbarco in giallorosso: era il 10 agosto 1980, il giorno di San Lorenzo, dei sogni e delle stelle. E a Fiumicino c’erano quasi 5mila persone ad accoglierlo, il preludio allo scudetto del 1983. Il Divino è stato intervistato da Maurizio Cannone su La Gazzetta dello Sport. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
rassegna stampa
Falcao: “Cara Roma, quanto mi manchi. Neymar giallorosso è il mio sogno”
Il Divino parla dalla casa di Porto Alegre: "So che è impossibile, ma mi piacerebbe vedere Ney proprio dove ho trionfato io"
Se in Italia non si dovesse ripartire, sarebbe giusto assegnare il titolo alla Juventus?
"Non so se sarebbe giusto, la Lazio è ad un solo punto... A differenza dell’Inghilterra, dove sarebbe invece giusto assegnarlo al Liverpool, visto il largo vantaggio che ha sulla seconda in classifica. Ma vedere il calcio italiano in Brasile ora è difficile, non ci sono molte partite in tv. E ho avuto poche occasioni per vedere la Roma".
Già, la Roma. Ad agosto saranno 40 anni del suo sbarco nella Capitale.
"Arrivai pensando che in Europa sarebbe stato diverso, mi aspettavo meno calore del Brasile . All’aeroporto pensavo di trovare qualche dirigente, due o tre giornalisti. E invece c’era un fiume di gente, tutta lì per abbracciarmi. Non perché era arrivato Falcao, ma la speranza di poter cambiare".
Quale brasiliano si sente di consigliare alla Roma?
"Neymar va bene? Scherzi a parte, se potessi vedere le partite della Roma avrei anche un’idea di cosa ha bisogno in questo momento la squadra".
Oggi chi è il migliore giocatore al mondo?
"Dico Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar, non posso scegliere. In una mia squadra li vorrei sempre, tutti e tre. Magari con me a centrocampo, pronto a lanciarli nello spazio. Ronaldo al centro, Messi a destra e Neymar a sinistra".
E in Brasile su chi si sente di puntare?
"Al Flamengo c’è Gabigol: gran tiro, scatto, forte di testa. Poi Bruno Henrique, che ha una velocità che mette paura. E a centrocampo Gerson. Ma perché Gabigol e Gérson non hanno sfondato in Italia? Di certo non si sono dimenticati di come si gioca al calcio. Tite, il c.t. della Seleção, ora ha a disposizione una grande generazione".
Per chiudere, quali sono i giocatori più intelligenti con cui ha giocato?
"Il calcio si gioca prima con la testa e poi con i piedi. I grandi giocatori vivono di intuizioni. Senza citare quelli della Nazionale brasiliana, mi viene in mente ad esempio Tardelli: sapeva muoversi, marcare, inserirsi e dosare le energie. E poi Bruno Conti: grandi intuizioni, ma anche molto intelligente. Ma se proprio devo sceglierne uno, dico Pruzzo: in area di rigore era sempre in grado di fare la mossa giusta".
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