(Il Tempo) - Fuori un altro. Luis Enrique è l'ottavo allenatore dell'era post-Capello a salutare la Roma, l'ennesima vittima di quel male oscuro che sembra impedire a chiunque di lavorare serenamente dentro Trigoria.
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«Sono stanco, mi fermo un anno»
(Il Tempo) – Fuori un altro. Luis Enrique è l’ottavo allenatore dell’era post-Capello a salutare la Roma, l’ennesima vittima di quel male oscuro che sembra impedire a chiunque di lavorare serenamente dentro Trigoria.
Passano le stagioni, i giocatori, adesso anche le proprietà, ma fanno tutti la stessa fine: dimissioni e soldi lasciati sul tavolo. Oggi a Cesena si chiude l'esperienza in panchina dello spagnolo, mentre ieri è stato il giorno dei saluti pubblici dopo il congedo di giovedì con la squadra. In sala stampa sono entrati ad ascoltarlo Totti, i dirigenti al gran completo e lo staff. Anche nell'atto finale la sua Roma prende spunto dal Barcellona. Luis Enrique si è portato un foglio in mano con la trascrizione del discorso fatto ai giocatori, a suo dire riportato in modo errato dai giornali. «Non vi dico cosa c'è scritto ma quasi tutto quello che è stato detto è una bugia». «La mia - spiega l'asturiano - è una critica funzionale a quelli che vengono dopo di me. Eppure lo spagnolo va via «perché sono molto stanco, ho dato il 100% in questa stagione: non mi basterà l'estate per recuperare la forza e quindi non potrò trasmetterla alla squadra. Ho detto fin dall'inizio che se non posso essere d'aiuto alla squadra me ne vado. È successo, soprattutto dopo la partita di Firenze, potrebbe riaccadere e non voglio essere io il punto di rottura».
Si è liberato di un peso, insomma. «È stata un'avventura bellissima - dice l'asturiano - non mi pento di niente. Il prossimo anno non allenerò sicuro, potrei restare qualche mese qui per vedere la città». La prossima settimana dirigerà a Trigoria gli ultimi allenamenti, poi rimarrà a Roma fino ad agosto da turista. I risultati hanno ovviamente pesato sulla sua scelta. «Ogni sconfitta mi fa sentire male. Ma per me la stagione non è stata un fallimento, siamo cresciuti molto rispetto all'inizio e se avessimo centrato il terzo posto non so se sarei rimasto». Su Totti solo parole dolci e scherzose dopo la battuta riuscita male durante la consegna del Tapiro. «Ho parlato così tanto di Francesco che quasi me ne sto innamorando, mia moglie è un po' preoccupata. Abbiamo avuto un rapporto speciale». Quello su cui può contare Montella, successore designato dello spagnolo. «Adesso tutto può ricominciare - chiude lo spagnolo - non è un anno buttato al vento e ho avvertito in tempo la società per consentirle di trovare un altro allenatore. Non so chi verrà, vi chiedo solo di avere pazienza e non giudicarlo dopo dieci partite». Roma sarà ancora capace di farlo?
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