Da talismano a tabù il passo è stato breve. C'era una volta Dybala che vedeva la Lazio e lasciava il segno. Squadra che, tolto l'Udinese (al quale ha segnato 13 reti), è sempre stata la sua vittima preferita in serie A. Scrive Stefano Carina su Il Messaggero, ben 11 le reti rifilate ai biancocelesti prima di approdare alla Roma. La prima quando giocava al Palermo (2-2 nel 2013), l'ultima nella Supercoppa Italiana persa 3-1 con la maglia della Juve nel 2019. In mezzo la doppietta ai granata nel 2017 con tanto di esultanza alla Batistuta palesando una mitraglia che poche altre volte in carriera ha mostrato. Quattro anni senza gol alla Lazio sono lunghi. Non quanto tre derby vissuti come un comprimario ma tant'è. Fuori nel primo per una lesione muscolare alla coscia; appena 45 minuti nel secondo, sacrificato da Mourinho nell'intervallo dopo l'espulsione di Ibañez; anonimo nel terzo, quello del 12 novembre scorso. È tempo di tornare a splendere. La Joya ci conta anche perché ad oggi è l'uomo in più di José. Due reti in quattro giorni a Cremonese e Atalanta, sono il biglietto da visita per domani. E poco importa che siano arrivate su rigore: Paulo sta bene e quando non gioca con la paura è il calciatore con maggiore classe in tutta la serie A. Figuriamoci nella Roma. Anche perché Lukaku, da 3 partite, vive un momento di appannamento dovuto all'inevitabile fatica per esser costretto a giocare sempre. Anche l'altra sera, contro Gasperini, la Roma si accesa grazie a Dybala. Potenza, istinto e intuizione: quando la palla finisce tra i suoi piedi c'è sempre la sensazione che possa accadere qualcosa.
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Manca solo una Joya nel derby
C’era una volta Dybala che vedeva la Lazio e lasciava il segno
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