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Boniek: “Le grandi squadre si costruiscono. Mourinho deve dare un gioco ai suoi”

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L'ex giallorosso: "Contro l'Inter quello che mi ha sorpreso è stato l’atteggiamento rinunciatario della squadra"

Redazione

Era presente a Roma–Inter. Sorridente nel pre-gara, Zibì Boniek ha lasciato l’Olimpico prima del fischio finale. Si attendeva una resa così? "No. Ero venuto a vedere una partita che purtroppo non c’è stata. Mourinho nel post-gara ha provato a giustificare il tutto con le assenze. È una spiegazione logica e ci può anche stare. Però se è vero che la Roma è inferiore all’Inter e lo è ancor di più con le assenze, seguendo questo ragionamento allora bisognerebbe capire perché gli allenatori di Venezia, Verona e Bologna sono poi riusciti a vincere con i giallorossi. Il calcio è uno sport dove la squadra più forte non sempre vince. Quello che mi ha sorpreso è stato l’atteggiamento rinunciatario della squadra. L’Inter sembrava che stesse disputando la partitella del giovedì" risponde intervistato da Stefano Carina su Il Messaggero. Così chiama in causa Mourinho."Sono un estimatore di José, però non è lesa maestà affermare che mi aspettavo qualcosa in più. Ora bisogna sperare che la Roma stia viaggiando sui giusti binari. Ho visto tutte le gare casalinghe e spesso il risultato ha cancellato qualche perplessità. Con la Fiorentina sino all’espulsione di Dragowski la Roma non l’aveva quasi mai presa; con il Sassuolo e il Torino abbiamo sofferto. Bisogna giocare un calcio migliore". Totti ha chiesto pazienza ma ha invocato l’acquisto di campioni. "Francesco ha ragione ma attenzione perché le squadre non si comprano ma si costruiscono. Non è che si acquistano gli 11 calciatori migliori al mondo e si vince. E poi, in questo contesto economico, non penso che sia la politica societaria. Pur essendo lecito aspettarsi dei rinforzi, Mourinho deve concentrarsi sul modo di giocare della squadra e trasformarsi da allenatore che gestisce i calciatori in ‘giochista’, ossia in un tecnico che cerca di dare un gioco. Se lui pensa di migliorare i risultati soltanto con l’acquisto di giocatori, la vedo difficile. Anche perché poi bisogna chiarire cosa intendiamo per campioni. Quelli li prendono soltanto le 6-7-8 squadre più forti al mondo. Abraham, ad esempio, è stato presentato come tale ma si tratta di un talento che fino ad un anno fa era la terza punta del Chelsea, dietro Giroud. Gli va dato tempo, si vede che non è un grande realizzatore".