(Ri)Scoprirne il genio per il gol all’Empoli fa sorridere. Paulo Dybala è sempre stato questo. Gioia per gli occhi, Joya per compagni e tecnici, scrive Stefano Carina su Il Messaggero-
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Il Messaggero
Ai piedi di Paulo
Serviva soltanto rimetterlo in sesto, togliergli dalla testa la paura di farsi male e regalargli la voglia di tornare a sentirsi importante.
Che sia riuscito nell’impresa un tipo come Mourinho non deve stupire. José è sempre stato un maestro in questo. Basta leggere quello che dicono di lui i vari Eto’o, Sneijder, Milito, Lampard, Stankovic, Zanetti, Benzema, Deco o Terry. Ci fermiamo qui, perché la lista non finisce più.
Il feeling tra i due è scattato subito, dal primo abbraccio ad Albufeira. A Paulo serviva soltanto stare bene, non un dettaglio secondario. In tal senso c’è un dato, in questo avvio di stagione, che è a dir poco sorprendente. Il riferimento non è alle tre reti (più i due assist) in 6 partite di campionato. Meglio fece infatti nel 2017 quando in bianconero siglò 10 gol nei primi sei turni con tanto di triplette a Genoa e Sassuolo. A Roma invece gli è bastato un mese e mezzo per eguagliare un altro record, quello delle presenze. Era da 7 anni, terza stagione al Palermo (2014-15), che Paulo non giocava 7 gare di fila dall’inizio.
È quinto poi, per chilometri percorsi (9,6 di media a partita), primo per tiri effettuati (17 insieme a Abraham), per reti (3), per occasioni da gol (16) e per assist (2 come Pellegrini). Tradotto: palla a Dybala e qualcosa esce sempre fuori.
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