(Corriere dello Sport – R.Maida) - Più che una conferenza stampa, è stato un testamento.
rassegna stampa
«Addio Roma ma non ho fallito»
(Corriere dello Sport – R.Maida) – Più che una conferenza stampa, è stato un testamento.
Ideologico e sportivo. Forse non c’è la verità di un amore finito, perché in certi passaggi emerge la contraddizione tra la stanchezza di un uomo sconfitto e l’orgoglio di un allenatore ferito. Ma c’è una verità. Introdotta da nove minuti di monologo appassionato, teso, emozionato, che Luis Enrique ha scelto per salutare la Roma. Avrebbe parlato di questo il 25 aprile, dopo la sconfitta con la Fiorentina che ha segnato in maniera irreversibile il suo futuro, invece ha dovuto aspettare altri 17 giorni per uscire allo scoperto. […]
«Se siete tutti d’accordo, comincio io. Inizio con una piccola critica, anche se non voglio arrabbiarmi. Due giorni fa ho fatto una riunione con i miei ragazzi, con la Roma, per dire cosa pensavo e cosa sentivo. E’ stata una cosa bellissima: ho salutato i calciatori in spagnolo parlando con il cuore. Non dimenticherò mai questa cosa. Però sulla pensa , sulla stampa, è uscito qualcosa di non vero. Quello che ho detto ai calciatori è su questo foglio: guardatelo. Non vi svelo il contenuto di un colloquio privato ma è tutto registrato, perciò mi dà fastidio che si dicano bugie. Ed è successo tante volte in questa stagione. Lo dico per chi verrà dopo di me: questo è un bel posto dove lavorare, ma c’è bisogno di più aiuto. Spero che chi verrà dopo di me non debba soffrire quello che ho sofferto io» . […]
«E’ stato un grandissimo piacere allenare questa squadra, non mi sono mai pentito di venire qui, nemmeno nei giorni peggiori. E ce ne sono stati tanti. Sono orgoglioso di avere rappresentato questa società. La mia famiglia è molto felice di essere venuta qui, sono stato io a convincere i miei cari che saremmo andati via. Loro pensavano che avrei continuato. Dopo ogni sconfitta ho pensato che fosse giusto rimanere e stare vicino alla squadra. Mai ho pensato di dimettermi. Ma sono stanco ora e me ne vado. E’ il momento in cui posso farlo, perché i dirigenti hanno il tempo per programmare il futuro. Non potrei ricominciare in estate e convincere il gruppo della bontà del mio lavoro se non ho le forze. Il prossimo anno non allenerò sicuro. Ammesso che mi arrivassero delle offerte, non le accetterei. Devo pensare a recuperare queste forze. […]» . «E’ giusto che il mio lavoro venga giudicato in base ai risultati. Ma quando mancavano tre partite alla fine del campionato eravamo in lotta per il terzo posto. Non ce l’abbiamo fatta a raggiungerlo ma non credo sia stata una stagione molto brutta. Per me non è stato un anno buttato al vento. La squadra ha dei numeri e lo ha dimostrato in partita. E anche negli allenamenti è migliorata tantissimo. Non siamo stati regolari ma i ragazzi si sono sempre impegnati, per quello li ho difesi sempre e ora li ringrazio. Ho cercato di convincerli che si poteva applicare un certo sistema di gioco e penso che quasi sempre sono riuscito a farlo. Non credo di avere fallito[…]» . «S icuramente ci saranno tifosi che non capiscono la mia decisione, loro mi hanno sempre rispettato tanto e sono stati fedeli alla squadra, ma penso di essere onesto con me stesso. Ho sempre detto che se fossi stato di disturbo per la mia squadra sarei andato via. E questo sento ora. Soprattutto dopo la partita con la Fiorentina. Non posso cominciare una stagione sapendo di poter diventare un punto di rottura alla prima difficoltà. Auguro alla società tanti successi. Per quanto mi riguarda, non ho rimproveri da muovere a nessuno. Se qualche volta ho avuto dei comportamenti sbagliati, chiedo scusa. Ma ho cercato di essere corretto. In Italia si può giocare un bel calcio e resto convinto che quello giusto sia un calcio d’attacco. Il modo migliore per arrivare al risultato è attraverso il gioco, secondo me. Poi certe cose vanno migliorate: io sono talmente competitivo che tutte le sconfitte mi hanno lasciato un dispiacere enorme. So che devo migliorare la fase difensiva e lo farò. O almeno ci proverò» . [...] «E veniamo a Totti. Non ci sono mai state guerre tra noi. L’altro giorno ho fatto una battuta a Striscia la Notizia: ho parlato così tante volte di Francesco che quasi mi stavo innamorando. Questo intendevo dire. Con lui è stato un rapporto speciale, dall’inizio. Anche quando si diceva che avevamo litigato, io a lui spiegavo che avevo grande rispetto per la sua figura e che era una fortuna averlo affrontato da avversario come calciatore» . «P referisco un anno così intenso che tre... piano piano. Qualche volta ho sentito che gli allenatori italiani erano i più bravi. Ma non è così. Ci sono allenatori bravi e meno bravi in tutto il mondo. Non so perché io sia l’ultimo straniero ad andare via. Tornando a casa con il Tapiro d’Oro, ho detto ai miei figli che il premio era per il migliore allenatore straniero della serie A... Ma scherzi a parte, non è stato così difficile ambientarsi[…]». «Non so cosa avrei fatto se avessimo centrato la Champions League o l’Europa League. Adesso sarebbero ipotesi, sarebbe utopia. La realtà è che la Roma è fuori dall’Europa e che io me ne vado. Sono una persona, prima che un allenatore, una persona passionale. E questo devo metterlo davanti a tutto. Anche in un ambiente che mi ha supportato, devo prendere la decisione che ritengo più giusta. Non sto pagando per colpe di altri, mi comporto secondo la mia convinzione» . […]
«Se il prossimo allenatore dovesse avere bisogno dei miei consigli, sarei a disposizione. Ma sono certo che il mio successore avrà le sue idee e tenterà di applicarle, con la forza che oggi a me manca. Spero che il prossimo allenatore sia appoggiato come sono stato appoggiato io» . «L’I talia per me non è un capitolo chiuso. Mi piace tantissimo l’Italia. E Roma, mamma mia, è meravigliosa. Adesso rimarrò tre o quattro mesi per conoscere meglio la città perché finora ho apprezzato solo il raccordo anulare... Adoro l’Italia e non credo che il calcio italiano sia così diverso dagli altri. E’ sempre calcio. Certo, non mi sono italianizzato dal punto di vista calcistico. Sono sicuro che il mio calcio possa essere vincente, anche oggi che me ne vado. Ma non ho nessun sentimento di vendetta. Magari un giorno tornerò. Grazie a tutti. Forza Roma» . […]
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