(Il Romanista-V.Meta) Parla già come se fosse l’allenatore della Roma, Zdenek Zeman, nell’intervista andata in onda su Sky nella tarda serata di ieri. In realtà non è ancora così.
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Zeman: «Siamo a buon punto»
(Il Romanista-V.Meta) Parla già come se fosse l’allenatore della Roma, Zdenek Zeman, nell’intervista andata in onda su Sky nella tarda serata di ieri. In realtà non è ancora così.
Fra Trigoria e il Boemo i contatti vanno avanti ormai da quindici giorni e sono proseguiti anche ieri: restano da definire alcuni dettagli, ma c’è l’accordo per un contratto di un anno con opzione per il secondo e un ingaggio intorno al milione di euro più i premi. (...) Ed è lo stesso Zeman a confermare che la trattativa è ormai in dirittura d’arrivo: «Con la Roma ci siamo incontrati, siamo a buon punto».
Esordisce così, il Boemo, per poi chiarire che «Tornare dopo quindici anni non rappresenta alcuna rivincita. Credo che allora sono uscito quando dovevo uscire, ma per problemi politici, non legati al rendimento. Nel ’98 quando è uscito lo scandalo la squadra ha perso più di 20 punti, ma per decisioni di altri, se non li avesse persi sarebbe rimasta competitiva. Credo che continuando con me la società non avrebbe fatto bene l’anno dopo e che sia stato giusto cambiare». Si dice che preferisca lavorare con i giovani perché sono più disponibili ad affrontare i suoi allenamenti duri, ma si tratta di un discorso riduttivo: «Si dice che i miei allenamenti sono duri - sorride Zeman -, io dico che nello sport ci sono tante discipline dove si lavora veramente, il calcio è più che altro un divertimento. E poi a me piace la gente che vuole migliorarsi e ci si può migliorare sempre, a 18 anni come a 30». Un giocatore che ha avuto un ruolo importante nella sua Roma è Totti, che del Boemo ha sempre parlato benissimo. Avrà ancora un ruolo importante? «Secondo me è ancora presto per parlarne. Se dimostrerà di essere il più bravo in quel ruolo, giocherà sempre. Io ho sempre fatto giocare gente che per me giocava per merito, non per nome. La carta d’identità non incide, conta quello che si fa sul campo: se uno rende gioca, altrimenti no, a prescindere da nome, cognome e data di nascita ». Gli fanno ancora notare come i suoi detrattori sostengano che preferisca lavorare con i giovani perché sono più malleabili e disponibili al sacrificio rispetto ai campioni. «Ma mica è una cosa cattiva - esclama -, è normale che un ragazzo sia più motivato ad andare avanti e farsi vedere. Un campione a volte può lasciare qualcosa perché sa di avere delle doti per cui invece i giovani devono ancora lavorare tanto». Il che però non significa che nella prossima campagna acquisti della Roma non arriveranno dei campioni: «Non è detto, io ho avuto tanti campioni che si impegnavano anche a 34 anni, così come tanti giovani che non avevano voglia di soffrire. Ripeto, non decide l’età ma la voglia di prendere sul serio la professione e cercare di fare il meglio possibile». Nella corsa alla panchina della Roma Zeman ha superato Montella, che aveva detto che non avrebbe accettato se la società gli avesse dato anche un solo euro in meno rispetto a Luis Enrique. Il Boemo l’ha invece accettato? «Io non so quanto prendesse Luis Enrique e non mi interessa. Queste sono cose che sapete voi, ma a me nessuno l’ha mai dichiarato ufficialmente... tirate a indovinare».
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