rassegna stampa roma

Riformarsi non fermarsi

(Il Romanista-C.Fotia) In linea con la sua algida mentalità tecnocratica, lontana anni luce dalla vita reale del paese, il premier Mario Monti ha trovato la soluzione allo scandalo del calcio scommesse

Redazione

(Il Romanista-C.Fotia) In linea con la sua algida mentalità tecnocratica, lontana anni luce dalla vita reale del paese, il premier Mario Monti ha trovato la soluzione allo scandalo del calcio scommesse

e alla corruzione nel mondo del calcio: sospendere il gioco per due-tre anni.

 

Nelle cose che ha detto ieri il premier, ovviamente, ve ne sono anche alcune condivisibili. Siamo perfettamente d’accordo sul fatto che non un soldo pubblico deve andare a risanare il debito delle società di calcio; così come concordiamo sul fatto che i teppisti protagonisti dei fatti di Genova e di altri episodi simili debbano essere individuati e assicurati alla giustizia. Tuttavia, quella che fa discutere è la proposta di chiudere il calcio. (...) L’idea infatti è talmente surreale e inattuabile che appare niente più che una boutade, buona per ottenere le prime pagine dei giornali e un titolo in tv, del tutto inutile ai fini pratici. Da un governo non si attendono opinioni in libera uscita, bensì soluzioni ai problemi. Tanto più se è un governo “tecnico”, messo lì appunto per risolvere i problemi. Simuliamo cosa accadrebbe dal punto di vista economico se si desse seguito all’idea di Monti (ce ne occupiamo più in particolare nelle pagine interne): anzitutto, lo stato perderebbe circa un miliardo di euro di tasse che le società di calcio pagano ogni anno, che moltiplicato per tre fa tre miliardi. In secondo luogo, le società di calcio dovrebbero chiudere i battenti, non potendo esistere aziende che vanno avanti senza attività, mettendo sul lastrico decine di migliaia di persone che peserebbero sui conti pubblici a meno che non li voglia considerare, con l’ausilio del ministro Fornero, come esodati, e che si arrangino loro! Incalcolabili gli effetti sull’indotto, a cominciare dalle televisioni e dai quotidiani sportivi. Sarebbe un bel contributo all’aumento della disoccupazione di cui non si avverte alcun bisogno. Chi sopravviverebbe a una simile desertificazione? Proviamo ora a seguire il premier nel suo ragionamento, applicandolo ad altri campi della vita del paese. Ieri è stato messo agli arresti domiciliari Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano per un colossale giro di mazzette. Sospendiamo l’attività della Bpm per due-tre anni? Che fine fanno i soldi dei correntisti e i lavoratori di quella banca? Tutti sappiamo che le mafie mettono le mani sugli appalti pubblici al sud come al centro e al nord. Cosa facciamo, sospendiamo per due-tre anni tutti gli appalti pubblici? Vi è ormai una vasta letteratura sulla corruzione nella sanità. Cosa facciamo, chiudiamo per due-tre anni tutti gli ospedali? (...)

Il Presidente del Consiglio potrebbe invece fare subito alcune cose molto semplici. Ne elenchiamo alcune: - Incaricare il Ministro dello Sport di presentare entro tre mesi una radicale proposta di riforma delle istituzioni sportive all’insegna della trasparenza. - Chiedere al Ministro di Grazia e Giustizia di “applicare” alla procura di Cremona nuovi magistrati, visto che quelli attualmente in forza a quegli uffici giudiziari, per ammissione del loro stesso capo, non sono in grado di fronteggiare l’enorme mole di lavoro che aumenta man mano che l’inchiesta va avanti. - Sospendere le scommesse, sul quale lo stato biscazziere guadagna un sacco di soldi senza riuscire a controllarne neppure minimamente la correttezza. Forse si perderebbero un po’ di denari, ma se, come vuole il premier, il calcio si fermasse duetre anni se ne perderebbero molti di più. Fermando le scommesse, per altro, il male sarebbe estirpato alla radice. - Creare una speciale task force della procura nazionale antimafia, dedicata al contrasto delle infiltrazioni mafiose nel calcio. - Estendere ai condannati per il calcio scommesse la confisca dei beni fino alla concorrenza delle somme guadagnate illecitamente e destinarli a iniziative etiche e sociali: campi e scuole di calcio nei quartieri e nelle zone degradate, corsi di formazione all’etica dello sport nelle scuole, incremento dei fondi dello sport a favore della disabilità. Sono cose concrete, che si potrebbero fare subito, e insieme un segnale simbolico forte a tutto il mondo del calcio. Non sarebbero puniti i cittadini che amano questo sport, ma i corrotti, i mafiosi, i faccendieri che lo uccidono. Il calcio non ha bisogno di fermarsi, bensì di riformarsi radicalmente e in fretta.