Domani alle 14, nel Salone d'Onore del Coni, si terrà la conferenza stampa in cui Francesco Totti dirà addio alla Roma. Come scrive repubblica.it, la scelta di non fare la conferenza stampa a Trigoria, centro tecnico romanista che Totti ha frequentato per trent'anni, dà la misura di quanto ormai l'ex capitano in questa Roma si senta un estraneo, ma anche di quanto il rapporto con la proprietà targata Pallotta-Baldini si sia dissolto per sempre. La bandiera più amata e venerata dai tifosi della Roma saluterà, per ironia della sorte, 18 anni esatti dopo la conquista del terzo scudetto e lo farà a pochi metri dagli spogliatoi che il 17 giugno del 2001 lo videro festeggiare il successo più importante della sua carriera.
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Totti, cresce l’attesa per le parole di addio: i timori della Roma
Il pensiero dell'ex dieci, confidato agli amici, è chiaro: "Se devo rimanere da sopportato, è meglio che vada via"
In ogni caso, le parole che Totti pronuncerà domani al Coni produrranno effetti incalcolabili e forse irreparabili, rendendo ancor più complicata la ricostruzione dopo un'annata disastrosa. I dirigenti giallorossi temono che le rivelazioni di domani possano agitare ulteriormente l'ambiente, rendendo ancora più incandescente l'umore della tifoseria che, in occasione dell'addio di De Rossi, ha contestato la proprietà americana come non aveva mai fatto prima. Il pensiero dell'ex dieci, confidato agli amici, è chiaro: "Se devo rimanere da sopportato, è meglio che vada via". Il primo a sancire lo scarso peso politico che Totti ha avuto da dirigente era stato Daniele De Rossi, quando nella sua conferenza stampa d'addio spiegò i motivi per cui non aveva alcuna intenzione di iniziare un'avventura manageriale: "La sensazione è che sia difficile incidere per davvero sul club. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero prenda più potere possibile e poi magari un giorno, se cambierò idea, lo raggiungerò". Alla fine, invece, è stato Totti a raggiungere De Rossi: lontano dalla Roma e soprattutto da Pallotta e Baldini.
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