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Roma, la legge è uguale per tutti. Anche quando si è brutti

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Dal gol di Acerbi al rigore su Zalewski il bel gioco aveva coperto i tanti errori arbitrali ai danni della Roma. Ma quando cala un po’ di rimmel, gli occhi gonfi restano lo stesso
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Le regole valgono per tutti”. Che altro non è che quel “la legge vale per tutti” di origine greca formalmente enunciata per la prima volta nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo. Qui i diritti violati sono sicuramente meno gravi, ma meritano comunque rispetto. Perché una squadra ha diritto di giocare male, sbagliare e soffrire. E nonostante questo di vincere. Un allenatore ha diritto di essere criticato, ma di poter avere lo stesso trattamento riservato ai suoi colleghi. Valeva prima per Mourinho, vale oggi per De Rossi, varrà domani per Tizio o Caio. Il diritto ad avere ciò che mi spetta, che spesso viene coperto da quel “ma pensa a gioca’ bene”. Che somiglia tanto a quel “pensa a lavorà” quando vengono violati altri diritti. Il rigore di Lecce è così evidente che fa male agli occhi. Soprattutto se messo a paragone di quello bizzarro dato a Barella in Inter-Genoa o di quello tragicomico concesso a Firenze per una carezza di Paredes a Belotti. Ecco, diciamo che anche se uno avesse dubbi basterebbe usare quello che nel nostro ordinamento giuridico viene chiamata “teoria generale del reato”. Un errore clamoroso, senza il ricorso del Var. Per chi vi scrive e voi che leggete non stiamo parlando di nulla di nuovo. Inedito, invece, è il De Rossi ascoltato a fine partita. Che ha scansato quei tomi di galenteria e stile passivo-americano che piacciono a molti addetti ai lavori. Ha sbattuto i pugni sul tavolo DDR, come faceva da calciatore quando si giocava lo scudetto. Prima ha evidenziato gli errori di una Roma brutta, perché brutta è stata. Poi ha rivendicato quel diritto di vincere anche se per una volta si gioca male. Non con l’aiutino o per superiorità sulla carta. Ma con il regolamento. Ha ottenuto qualcosa? Forse no. Ma sentirsi difesi, anche con qualche scivolata sul romano, fa piacere. Anche se lo fa sempre e solo l’allenatore in un club che ha bisogno di un rafforzamento societario importante. Perché dal gol di Acerbi al rigore su Zalewski il bel gioco aveva coperto i tanti errori arbitrali ai danni della Roma. Ma quando cala un po’ di rimmel, gli occhi gonfi restano lo stesso. Sono quelli di Budapest, quelli di Cremona, di Milano e di Lecce. Sono gli occhi di chi vuole solo che la legge sia davvero uguale per tutti. Anche quando si è brutti.

 

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