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Roma, il sesto posto non può essere normalità

Roma, il sesto posto non può essere normalità - immagine 1
De Rossi avrebbe sbagliato in ogni caso, perché non aveva molte altre vie da percorrere. Mourinho le aveva solcate con esperienza, ma è caduto anche lui
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Non era uno scemo Mourinho, non fate di uno scemo De Rossi. La verità è che al terzo indizio (pardon il quarto) la prova non può essere che inconfutabile: la Roma ha una rosa da sesto posto, e speriamo pure di mantenerlo. E non da sesto posto negli anni delle sette sorelle, ma in quello in cui il Bologna va in Champions. In cui una Juve orribile arriva quarta, in cui il Milan contestato è secondo, in cui la Lazio ti è a un solo punto. Sesta o settima nella mediocrità. Come lo era l’anno scorso, e i due anni ancora prima. Con Fonseca, con Mou e con De Rossi. La costante è una: la proprietà. Che ha goduto di sold-out infiniti, di una pazienza dovuta agli ottimi percorsi nelle competizioni europee. Ma oggi che l’Atalanta dimostra di poter fare bene in tre competizioni nasce il dubbio che quella rosa definita da Champions da Pinto e ritenuta tale dai Friedkin in realtà altro non sia che una squadra costruita male. Il calendario massacrante è un alibi che regge finché non si arriva a figuracce imbarazzanti come quella appena vista. La Roma non può contare su riserve adeguate, non facciamo più i nomi perché li conoscete già. Così se l’anno scorso si sceglieva di immolare il campionato facendo giocare Camara o Solbakken, oggi si immolano entrambe le competizioni per spremere Paredes o Mancini. De Rossi avrebbe sbagliato in ogni caso, perché non aveva molte altre vie da percorrere. Mourinho le aveva solcate con esperienza, ma è caduto anche lui. Daniele sta imparando a conoscerle, ma per farlo dovrebbe avere almeno quattro ruote gonfie. Questa Roma, invece, è sgonfia in tutto. Nel fisico, nel morale, nelle prospettive future. Perché all’orizzonte non si vede una luce chiara. Si insiste (probabilmente) con un ds giovane e straniero, si parte in ritardo. La Roma non vince dal 25 aprile, sembrava una liberazione. Era l’inizio di un altro tormento.