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Mourinho: “Parlo io a nome della società. La gente pensa che sia Harry Potter”

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Il tecnico giallorosso in conferenza stampa alla vigilia di Milan-Roma: "Se qualcuno non considera le nostre difficoltà di formazione è pazzesco e ingiusto. Assente alla ripresa post-derby? Sono l'esempio della professionalità"
Redazione

In uno dei momenti più difficili della sua avventura alla Roma e in pieno clima di contestazione, José Mourinho torna a parlare a due giorni dal derby perso contro la Lazio che ha sancito l'eliminazione dalla Coppa Italia. I giallorossi sono chiamati a una prova d'orgoglio contro il Milan a San Siro, per non scivolare ulteriormente in classifica e allontanarsi dal quarto posto. L'allenatore portoghese, domani squalificato, è sotto osservazione e col futuro ancora in bilico: alla vigilia di Milan-Roma, Mourinho ha preso la parola in conferenza stampa.

MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA

"Iniziamo da me stesso. Mi scuso. Sono da qui da due anni e cinque mesi, in due anni e cinque mesi sono l’unica persona qui dentro che non ha perso un solo minuto di un allenamento. Per me non ci sono malattie, buonumori o malumori, sveglia presto o tardi. Per due anni e mezzo non ho sbagliato niente, c’ero anche quando erano tutti malati un paio di settimane fa ed ero l'unico a lavorare. Un mese fa ho avuto bisogno di un giorno per una situazione che non devo neanche spiegare, l’ho spiegato a Pinto e alla proprietà, in un periodo così pieno di viaggi, partite e allenamenti abbiamo deciso che poteva essere questo il giorno buono per non essere presente, dopo una partita con la prossima la domenica. Sono stato fuori Roma per 14-15 ore, mi sembra ridicolo stare qui a giustificare questo. Ma non accetto in nessun modo che la mia professionalità, la mia dignità e il cuore per questo lavoro e questa responsabilità col club, sia discussa. Se c’è un esempio di professionalità sono io, non ho mai perso una partita in 23 anni, non sono mai stato malato. Era un allenamento di recupero per la gente che ha giocato, per sei giocatori che non hanno giocato, senza l’allenatore che non c’era come programmato e come da permesso della società e del direttore. Mi sembra drammatico parlare di questo invece che rispondere a una domanda".

Come si riparte? “Molto facile. La partita è finita e abbiamo perso, abbiamo fatto tante cose bene secondo le nostre limitazioni e altre cose non bene. Le abbiamo analizzate, abbiamo parlato, sempre cercando di poter migliorare nelle nostre limitazioni. Dal mio punto di vista riparto come riparto da 23 anni. Una partita giocata, analizzata, finita, poi c’è la prossima. Non c’è altra storia”.

Si parla di un Milan in difficoltà, ma che ha grandissimi valori tecnici: che squadra si aspetta di affrontare? “Una squadra che gioca per lo scudetto e lo ha vinto due anni fa. Quest’anno sembra che la distanza con Inter e Juve sarà difficile da colmare, ma è quella squadra lì. Ha perso giocatori importanti per infortunio nella zona difensiva, a centrocampo e in attacco ci sono tutti. Pulisic, Giroud, Leao, Reijnders, Loftus-Cheek. Dietro ha perso giocatori ma ne ha presi già due per trovare la soluzione, Terracciano e di nuovo Gabbia. Mi aspetto un Milan che vuole vincere dopo la sconfitta in coppa che sicuramente era anche un loro obiettivo. Ora non possono vincerla e metteranno tutto su questa partita. Conoscono le nostre difficoltà, sembra che le sappiano tutti, magari qualche giornalista o commentatore non le sa. Ma tutti sanno le difficoltà che abbiamo, però andiamo lì. Ho parlato con i giocatori dell’analisi del gioco ma anche dell’atteggiamento. E non ho nessun problema, perché ho grande rispetto e lealtà nel confronto con i giocatori, per questo non c’è niente che qualcuno possa dire ai miei giocatori che non ho già detto io. Per me una cosa chiara sono le difficoltà, un'altra è utilizzare le difficoltà vere come un modo per giustificare qualcosa che possiamo fare meglio. Su questo non mi risparmio, mi risparmio davanti a voi, risparmio i nomi. So che se un calciatore sbaglia la direzione è sempre una, del risultato globale invece è facile dire che la responsabilità è dell’allenatore. Ma nel mio rapporto diretto con i giocatori non risparmio assolutamente niente. Migliore è il rapporto, più semplice è non risparmiare niente. Ieri riunione dura, specialmente per qualcuno in particolare. Dal punto di vista collettivo sono stato molto chiaro, difensivamente siamo stati perfetti, senza problemi, subendo un gol che inizia con una rimessa laterale nostra, che non siamo neanche capaci di fare una rimessa laterale positiva e l’abbiamo trasformata in un corner. Poi un rigore di un bambino di 18 anni con 55 minuti di Serie A, e un rigore che continuo a dire - non so se hanno capito la mia espressione o non mi sono fatto capire - che è dei tempi moderni. E i tempi moderni nell'arbitraggio sono molto inferiori per protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. Ma non ho mai detto che non era rigore, ho semplicemente che è dei tempi moderni. Non ho risparmiato nessuno ieri. Ma dopo la riunione l’allenamento era per sei giocatori, è difficile lavorare in campo e migliorare le cose. Però il messaggio è rimasto lì, c'è gente che dal punto di vista isolato e individuale deve dare obbligatoriamente di più".

Lei a Budapest aveva chiesto un supporto, un dirigente, che potesse affiancarla in queste situazioni delicate. Ora che per la prima volta i tifosi sono molto arrabbiati con la squadra, da quando c'è lei, perché il derby fa questo effetto, com'è possibile che nessuno della società oltre a lei abbia detto niente ai tifosi? E cosa si sente di dire ai tifosi? "Io sono anche la società. Non sono una carica alta della società, il direttore o il Ceo, ma sono società e mentre sono qui mi considero società. E le mie parole sono anche parole che la gente fuori vuole sentire. Voglio essere sempre leale e corretto con la società, è un dovere ma anche il mio modo di essere. In questo momento le mie parole sono molto obiettive. Non so quanti derby ho giocato, 150 o 200, sono sempre state partite speciali per me, ho vinto, pareggiato o perso ma con un modo diverso di viverla. Ho sempre capito che per un tifoso del Chelsea giocare contro l'Arsenal non è la stessa cosa che giocare col City. Che per l'interista giocare con la Juve è diverso che giocare contro la Roma. E a Roma ho capito cosa significa il derby. Il derby che abbiamo vinto è un derby pesante, perché ci sono derby con vittorie e sconfitte, ma anche derby con umiliazione e senza umiliazione. Il derby che abbiamo vinto è di umiliazione, perché dopo 20 minuti 3-0 e partita finita. I derby che abbiamo perso sono sempre stati per un dettaglio, un errore, arbitrale o nostro. Ma lo abbiamo sempre fatto con la dignità di chi dà tutto e siamo sempre usciti diciamo con la testa pulita, di dare tutto anche nelle difficoltà. Anche in 10 per 60 minuti siamo siamo andati fino all'ultimo secondo. E anche in un'occasione con questo feeling per cui qualcuno doveva dare obbligatoriamente di più, abbiamo finito la partita con due grandi occasioni per pareggiare. L'orgoglio di lavorare per la Roma e lavorare per i romanisti è presente qui a Trigoria, ma è in campo che devi mettere negli occhi della gente questo atteggiamento extra di andare contro tutti. Capisco bene che la gente non è contenta per qualche situazione che per me è fuori dal contesto. Perché è uno sport collettivo, dove l'atteggiamento di uno ha conseguenza su quello degli altri. È responsabilità mia sì, ma anche dei giocatori a livello individuale, e della situazione in cui ci troviamo per cui non posso dire 'tu non giochi più, gioca un altro'. Io se dico questa cosa non so se domani andiamo a giocare con 15 o 16 giocatori. È una situazione multi-fattoriale, per me è così. Quando parlo qui dentro lo faccio pensando sempre che resti qui, internamente con giocatori e staff, anche se qualche volta esce e non è vero quello che esce, o altre volte esce ed è vero. Qui dentro non risparmio e tante volte parlo anche di me stesso. Per chiedere un alto livello dai giocatori, la consapevolezza cosa si può fare meglio, devo mettermi anche io in una posizione dove loro possono dire lo stesso di me. O dove io stesso, dall'alto della mia esperienza, posso fare anche io autocritica. Io ieri sono stato molto obiettivo. Ho detto 'vi ricordate quella partita lì? Potevo fare meglio, io e i miei collaboratori'. Io mi sono identificato in una partita in cui chiaramente alla fine della partita non ero contento di me stesso. Quando vado in partite in cui la mia sensazione per l'approccio, l'atteggiamento in campo, è che ho il 100% di certezza che il mio lavoro è fatto bene, dopo mi sento tradito da qualche situazione individuale che punisce la squadra. Noi abbiamo avuto due periodi molto difficili in questa stagione. Il primo nelle prime tre di campionato, abbiamo fatto 1 punto su 9, c'erano infortunati e non avevamo giocatori disponibili per cominciare il campionato. Ora abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions. Quattro punti. Abbiamo perso 8 in 3 partite dove non c'era la squadra per giocare. Ora c'è questo periodo dove abbiamo giocato con Atalanta, Fiorentina, derby, Milan, Juve con un gruppo molto molto ridotto di giocatori. Se qualcuno non vuole interpretare questo come difficoltà vera non è giusto. Criticare si può, i giocatori o l'allenatore, chi volete. Ma dimenticare questo nostro momento è una cosa pazzesca. Anche con la Cremonese, che è sì una squadra di serie B ma per me è di serie A, bisogna vedere come abbiamo vinto, con quali rischi e con quale difesa l'abbiamo finita. E qual è la difesa di oggi? Kristensen che è un terzino, Mancini che non si allena da un mese, il bambino che aveva 10 minuti di Serie A, Llorente che si fa male e non gioca il derby, magari gioca domani ma è un dubbio. Mancini gioca al centro che non è la sua posizione. Se la gente vuole ignorare questa situazione non è giusto. Io qui devo difendere il nostro gruppo, inclusa la gente che non ha un livello individuale e di performance secondo aspettative. Ma è un gruppo di gente seria, che lavora, soffre anche quando il risultato non è quello che ci aspettiamo. Abbiamo perso un derby, c'è un campionato da giocare, siamo a 4 punti dalla Champions, che tutti direbbero un obiettivo impossibile se non fossimo noi. Perché se paragoni le vere squadre che devono arrivare davvero nelle prime 4 non sono paragonabili a noi. Ma siamo noi, è la Roma. I tifosi più incredibili mai visti, c'è un allenatore il cui nome basta a far pensare che si chiami José Harry Mourinho Potter e non José Felix e alza subito il livello di esigenza e aspettativa. Ma noi lottiamo per qualcosa di molto difficile, ma nessuno ci dirà che non possiamo lottarci. E noi saremo lì a metterci la faccia come sempre. Mi dispiace non essere in panchina, sarò in tribuna in un habitat in cui non sono benvenuto. Ma farò il mio lavoro come posso. Andiamo con tutto quello che abbiamo. Con la certezza che i ragazzi daranno tutto, anche loro soffrono se il risultato non è positivo".

Dybala c'è? "Penso di no".

Dybala ha saltato tante partite, come si risolve questo problema di un giocatore che fa storicamente la metà delle partite ogni anno, visto che lei ha detto che lo spogliatoio soffre la sua assenza? È una questione mentale o si devono trovare le soluzioni? “Trovare le soluzioni per giocare senza Dybala non è la stessa cosa di trovare soluzioni per Guardiola quando non c’è Haaland. Perché c’è Julian Alvarez. Non è la stessa cosa per Pochettino o Klopp, che quando non ci sono Sterling, Diaz ci sono Mudryk e Jota e se non gioca Jota c'è Nunez. Io non sto incolpando nessuno, incolpo solo chi non capisce. La Roma vive una situazione dal punto di vista del Financial Fair Play, del patto che ha firmato che è un’esigenza e non un compromesso secondo me, per cui ha grandi limitazioni. E questo si vede in campo quando ci sono delle difficoltà durante la stagione, non c’è la possibilità di nasconderle. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Smalling e ora non ce l’ha. E non può avere un altro Smalling, perché non può. La Roma ha fatto uno sforzo per avere anche in prestito Renato Sanches e ora non c’è. E i paletti del FFP non ci permettono di avere un altro giocatore della stessa posizione, che sia disponibile. Dybala è un giocatore veramente speciale che ha giocato negli ultimi anni in una squadra con altri giocatori speciali. Non c'era lui, ne giocava un altro come lui. A volte era in panchina, altre volte entrava. Qui è un giocatore che per le sue caratteristiche non ne abbiamo un altro. La partita con la Fiorentina sembrava una partita da 3-0 dopo 20 minuti, poi quando è uscito siamo stati in difficoltà in quella connessione lì. Non è Belotti, El Shaarawy, o il ragazzino Joao Costa che fanno la ‘connessione’. E Joao Costa sarà convocato domani, magari gioca. Ma non ha la qualità di Paulo per fare quella connessione lì. Se qualcuno non vuole capire che la Roma senza Dybala è una Roma diversa non posso dire molto di più”.

Ha parlato di giocatori deludenti, ci saranno scelte importanti? Qualcuno resterà fuori o è impossibile fare scelte? “La squadra non sarà la stessa. Dybala non gioca titolare e già non è la stessa. Sicuramente farò qualche cambio. Ma qui non c’è intenzione né di punire né di mettere attenzione su un singolo, ma creare un puzzle tattico, fisico e mentale che ci permetta di competere a Milano. Dico sempre che la squadra più tattica di solito è quella con meno qualità tecniche. Perché quando il livello tecnico è altissimo lavori meno tatticamente e sviluppi i principi che permettano ai giocatori in campo di esprimere tutto il loro potenziale. Noi in questo momento siamo una squadra che si concentra sulla organizzazione del gioco e sul dettaglio che può fare la differenza e se sbagliamo lo paghiamo. Siamo una squadra che va su una strada ben definita, che sono i principi su cui lavoriamo. Siamo pochissimi, eravamo pochi e ora Azmoun e Dybala che sono fuori sono già due in meno. Sono qua con voi perché non ci sarò dopo la partita, durante la prossima settimana non ci sarà partita e non sarò con voi. E sono qui per rispondere a qualche domanda, esprimere ai tifosi quello che avete detto voi prima. Se c’è bisogno di qualcuno che possa dare qualche tipo di spiegazioni sono io che devo stare in conferenza ogni tanto con voi anche dal punto di vista regolamentare”.

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