La resilienza di Mourinho e la necessità di scaricare i pesi morti

Restare, che non deve essere un po’ morire. Per evitarlo in molti devono partire, ma non lui. Non Mourinho che oggi, da genio della comunicazione, sposta l’attenzione da una partita brutta sul suo futuro. Lo fa dichiarando pubblicando che vuole restare. Ma lo fa anche avvisando i naviganti: basta pesi morti, basta persone che non pensano al futuro. Che non sono il futuro. Non fa i nomi, li facciamo noi. Basta con Smalling che dopo aver rinnovato si è messo in malattia, basta con Spinazzola, basta coi Renato Sanches. E quindi con quei giocatori che sono utili solo ad alzare la media punti su Fifa 2024. Basta coi virtualismi, le ossessioni, i contratti pesanti. Forse basta anche con Pellegrini che ha un rapporto qualità-prezzo da una stella su Tripadvisor. Largo ai giovani ma non solo. Servono giocatori fisicamente integri, mentalmente affamati. Come quelli del Bologna, come Bove o Kristensen.

Che non sono fenomeni, a quelli Mou ha rinunciato dai tempi inglesi. La Roma ha bisogno di uscire da quella zona di galleggiamento, ha bisogno di un progetto. Qualsiasi esso sia. Lui, Mourinho, i risultati li ha portati anche in queste condizioni. Qualcuno storcerà la bocca, soprattutto dopo una partita così. Ma la bocca era bella sorridente dopo Leicester e Leverkusen, quando la Roma ha conquistato due finali europee di fila mai viste nella capitale. Oggi la classifica non è bella, ieri lo era. Per evitare gli alti e bassi servono 3-4 acquisti, fatti con criterio. Per continuare a fare sold out serve Mourinho. E questo anche i Friedkin lo sanno. La palla passa a loro. Occhio però all’altro segnale mandato da Josè, perché quell’accordo con l’Uefa equivale a un’accettazione di castità insensata in un campionato in cui non serve poi molto per fare figli. Un modo si deve trovare, lo trovano tutti in fondo. O no?

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