"Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento”.L’amore andato lascia oggi lo spazio a un amore nuovo. Quello per Daniele De Rossi che in due mesi (anzi meno) ha conquistato tutti. E che stasera ha dato una lezione di calcio. Lo ha fatto con parole semplici, con versi asciutti. Senza lauree sotto braccio consegnate da qualche leccapiedi del web. Perché Daniele si è sempre sudato tutto: da calciatore prima, da allenatore ora. Perché era un leader in campo, e lo è anche poco al di fuori. Un leader che sa creare altri leader, e non follower. Quelli servono solo all’ego.
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De Rossi, quattro-Zerbi e una lezione di umiltà
La Roma è una creatura mai fine a sé stessa, gioca per vincere. E lo fa esaltando le doti e sminuendo i difetti. Lo fa a viso aperto, ma non a spalle scoperte. Lo fa in Italia, in Europa. Con le piccole e con le grandi. Con quel coraggio che non è arroganza. Sapendo quando gestire il possesso palla, quando ripartire in contropiede, quando gestire il gioco. Una lezione di calcio appunto, all’amico De Zerbi che sembra molto lontano da essere un grande allenatore. Un percorso che DDR potrebbe accorciare. Perché cammina senza tacchi, con l’umiltà di chi non vuole educare ma ottenere. Il massimo. Lo fa, come dice lui, trattando i giocatori “da esseri umani”. Così si spiega tanto il rendimento di campioni come Dybala quanto la crescita di Paredes o Spinazzola o la nascita dei Celik e dei Svilar. Non sappiamo se il rinnovo è già solo da firmare (più di qualcuno giura sia così). Ma nel caso non lo fosse possiamo portare noi carta e inchiostro. Perchè oggi De Rossi è più che mai il futuro, perché oggi c’è più di una vena. C’è un intero sistema sanguigno che funziona alla meraviglia.
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