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Spalletti-Di Francesco, atto secondo: l’eterna lotta tra il presente e passato della Roma

Luca Benincasa Stagni

E del resto ai due concetti di fame e resilienza si legano anche i credi tattici dei due tecnici. La fame di vittoria di Spalletti lo portava a rivedere la Roma anche in corso di partita, passando dal 4-2-3-1 al 3-5-2. Riuscì in questo modo ad esaltare gente come Emerson, Salah – fino a quel momento troppo sciupone -, Nainggolan e Dzeko. La squadra doveva andare alla costante ricerca del gol, anche a costo di subirne un po’ di più. In quei 9 giorni di marzo, però, fu proprio questo il problema della Roma.

Di Francesco allora è intervenuto sul dato dei gol subiti. Il suo 4-3-3 è solido dietro, ma poco incisivo davanti. Dzeko è rimasto a secco per quasi 3 mesi e Perotti ed El Shaarawy vivono di fiammate. L’incognita Schick potrebbe essere uno stimolo per rivedere la formazione, ma si continua insistentemente sul 4-3-3. Sono i giocatori che si devono adattare ed il problema sembra essere proprio il rendimento di giocatori che si trovano in posizioni non loro. Strootman mezz'ala è l’ombra di se stesso, Nainggolan non segna in più, Dzeko è spesso solo in area. Di Francesco ora deve ridare linfa alla squadra.

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