Un’altra caratteristica che sembra diversa è il modo di approcciare alle difficoltà. Spalletti ha sempre cercato di proteggere i giocatori:“Se la squadra non vince è l'allenatore il responsabile”. Ovviamente il trattamento di favore non era di certo rivolto verso la bandiera Totti, che anzi venne attaccato a fine campionato dal tecnico: “E’ stato sempre messo davanti ad ogni performance, annullando i valori degli altri. La Roma non ha vinto niente e su questo ci sta anche quello che ha fatto lui”. La protezione a oltranza della squadra e le polemiche con il capitano alla fine si sono rivelate fatali, con la rosa incapace di dare il meglio nel momento clou della stagione.
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Spalletti-Di Francesco, atto secondo: l’eterna lotta tra il presente e passato della Roma
Di Francesco, invece, mette prima la squadra. Le dichiarazioni nel post gara contro l’Atalanta ne sono l’emblema: “La squadra non mi è piaciuta, mi aspetto qualcosa di più”. Senza però mai discutere il suo credo. Anche questo metodo potrebbe alla lunga rivelarsi deleterio (nell’ultimo mese è palese che non abbia funzionato). Così, tra vizi del presente e del passato, la Roma arriva a Milano con un’anima diversa. La bacheca, però, resta vuota. Da dieci anni questa è l’unica cosa che non cambia mai.
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