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Proclami e rassegnazione: da Luis Enrique a Spalletti, ecco tutti i cambi d’umore della Roma americana

Mirko Porcari

Dopo 13 anni è ancora Zeman. "Vogliamo regalarvi un sogno", il boemo affianca le parole alla presenza, a furor di popolo è lui la scelta per dimenticare gli orrori della stagione precedente ma a fine settembre è già l'ora dei processi. "Questa non è la mia Roma!", nella pancia dello Juventus Stadium lo sfogo è di quelli pesanti, comincia un duello a distanza tra tecnico e giocatori: "Chi parla di scudetto illude i tifosi", De Rossi non le manda a dire, la risposta del tecnico la domenica dopo, quando lui e Osvaldo vengono esclusi contro l'Atalanta. "Le gerarchie del passato non contano, chi pensa ai fatti propri va fuori", una presa di posizione che evidenzia una frattura profonda tra panchina e parte dello spogliatoio. Tra mugugni e illusioni, la Roma si avvicina al nuovo anno su equilibri molto precari: "Stiamo valutando Zeman, va bene il calcio offensivo ma serve normalizzare i rapporti nello spogliatoio", a gennaio Sabatini delegittima l'allenatore, lo scempio interno contro il Cagliari (2-4) è l'ultimo atto di una storia vissuta sull'orlo di una crisi di nervi. L'esonero arriva il giorno dopo, Baldini lo spiega così: "Mandare via Zeman è stata l'unica cosa possibile. Ovvio che le responsabilità non sono solo sue. È stato sfortunato...".

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