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I “vaffa” di Dzeko, le carte di Totti e i tiri di Shirokov: Lucio, quante liti! – FOTO

Luca Benincasa Stagni

Nel corso della sua carriera, Spalletti ha avuto un rapporto turbolento con i suoi giocatori non solo a Roma. Oltre ai calciatori già citati, il toscano nella capitale ha fatto fatica a digerire gli eccessi di Cassano. Il barese, dopo il trasferimento al Real Madrid, aveva accusato Spalletti di averlo fatto andare via dalla Roma. Per tutta risposta, il tecnico si tolse più di un sassolino dalla scarpa quando la Sampdoria decise di escludere Cassano dopo un duro confronto con Garrone: “Non sono più accettabili questi comportamenti da parte di Antonio. Ci sono i bambini che lo guardano e lo imitano. Deve riuscire a gestirsi, è un giocatore importante per il calcio italiano ma certe volte non sa trattenere il suo impeto”. Il tutto accadeva nel 2010, mentre allenava lo Zenit San Pietroburgo. In Russia, Spalletti ebbe il suo da fare per gestire alcune situazioni difficili. Il tecnico non era particolarmente gradito da due bandiere della società: Denisov e Shirokov. Quest’ultimo, si vocifera in Russia, avrebbe addirittura lanciato una pallonata contro l’indigesto Spalletti. Un gesto che costò caro al calciatore che, a fine stagione, insieme all’altro ammutinato Denisov, venne ceduto. Episodio simile, del resto, a quello visto a Udine. Il protagonista, stavolta, era Jankulovski. Il difensore era in aperto contrasto con il tecnico, che alla fine convinse la società a cederlo al Milan. Sempre allo Zenit, Spalletti entrò in rotta di collisione anche con Hulk. Il brasiliano si infuriò per un cambio in Champions a San Siro contro il Milan (lo Zenit vinse 1-0) e sbraitò contro l’allenatore. A fine partita lo sfogo: “Se Spalletti resta potrei andarmene a gennaio”. Pronta la risposta del toscano: “Che ci devo fare? Tanto rimango”. Problemi di gestione. Gli stessi, del resto, che ebbe con Rosina, quando provò l’avventura in Russia alla corte di Spalletti restandone deluso. “Per colpa sua ho buttato due anni di carriera”, disse al suo ritorno in Italia.

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