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Florenzi, don’t cry. Da Ancelotti a Emerson: dopo le lacrime arrivano i sorrisi

Francesco Balzani

La caviglia che si spezza, il volto travolto dal dolore e la preoccupazione dell’Olimpico. E’ il 18 febbraio 2006 , si gioca un Roma-Empoli che passerà alla storia a causa del più grave infortunio della carriera di Francesco Totti. Il capitano, dopo un’entrata maldestra di Vanigli, mette male la caviglia rimedia la frattura al livello del terzo medio del perone sinistro con associata lesione capsulo-legamentosa complessa del collo del piede sinistro. La corsa a Villa Stuart, Spalletti che gli resta vicino per giorni e la telefonata di Lippi: “Ti porto al Mondiale, quindi torna presto”. Qualcuno sentenzia che la carriera del numero 10 è finita, altri si limitano ad escludere la sua presenza al Mondiale ma le Cassandre sbagliano previsione. Il capitano rispetterà l’impegno: la Roma di Spalletti conclude il percorso delle 11 vittorie di fila proprio con Totti in stampelle vicino a Conti in panchina nel derby vinto dai giallorossi per 2-0, e a tempo record Francesco parteciperà al mondiale tedesco. Non solo: sarà lui a portare gli azzurri in finale con 1 gol decisivo e 4 assist, e sarà lui ad alzare la Coppa del Mondo al cielo. Alla faccia dei chiodi.

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