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Di Francesco e il cubo di Rubik Roma: se il tecnico diventa capro espiatorio

Valerio Salviani

Che quello del portiere sarebbe stato l’addio più difficile da digerire per la squadra lo sapevano tutti con largo anticipo. Dopo Alisson c’è il vuoto in giro e chiunque al confronto avrebbe rappresentato un passo indietro per la rosa. E’ arrivato Olsen, che non è Alisson, ma che non sembra neanche Szczesny a dire il vero. Quanto meno nel gioco con i piedi, che per Di Francesco è così importante. Il portiere nella Roma è un libero mascherato, non deve solo parare, e lo svedese non sembra esattamente a suo agio con i piedi, nonostante le parole del ds Monchi (“Ci ha sorpreso positivamente”). Il problema è che anche tra i pali non sembra sicurissimo, e dopo la quasi papera della prima giornata che stava per dare il vantaggio al Torino, è arrivato il gol subìto sul suo palo da Rigoni, sul quale poteva certamente fare di più. Ci penserà Savorani, che con i portieri ha fatto un lavoro incredibile a Trigoria negli ultimi anni, ma nel frattempo l’alternativa sarebbe Mirante, o il piccolo Fuzato. La stagione intanto è iniziata, ma anche qua è presto per dare bocciature, aspettiamo.

 LaPresse

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