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Più forte dei propri vizi antichi e di una decisione almeno frettolosa dell’arbitro. Dietro il 4° posto della Roma - dietro il sorpasso al Napoli con quel 4-0 sull’Udinese - c'è una nuova consapevolezza della squadra, sempre più simile nel carattere a Paulo Fonseca.
Una vittoria nata all’intervallo, nello spogliatoio, quando l'allenatore ha chiesto di non pensare all’espulsione ma a chiudere una partita che la squadra stava dominando. "Niente alibi": è da inizio stagione il mantra che ripetono tecnico e dirigenti a Trigoria. Il messaggio è passato, tramutato in fatti dalla forza di Zaniolo che, da quando ha incassato la critica gratuita di Fabio Capello non si ferma più: 3° gol in 3 partite, scatti e giocate illuminate dal talento di cui è stracolmo. Ma pure di Kluivert (3° gol stagionale) e soprattutto Pastore: magari non sarà ancora il marziano degli anni di Palermo, ma lentamente di quel talento ha iniziato a dispensare fotogrammi che con la continuità in campo stanno diventando videoclip.
Il paradosso è che la Roma bella di oggi è nata da macerie: quelle fisiche di una raffica di infortuni e di proteste verso gli arbitri. Da cui ha imparato ad affrancarsi. In cambio ha ricevuto il 4° posto: per ritrovare una Roma in zona Champions bisogna tornare all’ultima giornata del campionato 2017/18, anno della semifinale Champions.
Sabato all'Olimpico arriverà proprio il Napoli sorpassato grazie al poker friulano. Un incrocio che il turno infrasettimanale ha trasformato in uno scontro diretto, sì, ma a valori invertiti. Per la Roma, per paradosso, non perderlo sarà più importante che vincerlo.
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