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IL PAGELLONE DEL 2019: Zaniolo-Pellegrini, un anno in Rolls Royce. De Rossi, ingrata nostalgia

Francesco Balzani

4 SCHICK, OLSEN, MARCANO, MONCHI, NZONZI

Ecco la categoria horror. E non si poteva non iniziare con il secondo capitolo della fortunata saga Patrick Schick. Il ceco ha proseguito tra sbadigli, infortuni e chance buttate all’aria. Il talento cristallino intravisto con la Sampdoria era rimasto l’unico alibi dietro al quale nascondere mesi di musi lunghi e fallimenti. Al Lipsia, mister 42 milioni, sembra rinato e questo non può che far sorridere le casse della Roma. Resterà l’eterno dubbio: rimpianto di averlo perso o rimorso di averlo preso? Ancora più inquietante il kolossal Nzonzi. Una mastodontica pellicola degna della Corazzata Potemkin. Il francesone, che qualche sprovveduto aveva osato paragonare a Vieira, ha vissuto pure qualche giorno da protagonista nel compassato gioco di Ranieri ma viste aspettative e costi ha rappresentato il più grande flop di mercato della scorsa stagione. E ora che lo ha fatto fuori pure il Galatasaray sono dolori. A completare Halloween ecco il fantasma Marcano tornato in fretta e furia al Porto dopo mesi da Trotta. E il portiere svedese Olsen che era arrivato per sostituire Alisson. Un po’ come uscire con Anna Mazzamauro per far ingelosire Diletta Leotta. A dire il vero l’esperienza di Olsen nel finale del 2018 era iniziata bene, ma nel nuovo anno una serie di papere lo hanno condannato alla panchina e alla cessione al Cagliari. Ma chi c’è alla regia di tutti questi film? Ramon Monchi, il Re Mida del calcio spagnolo. Per qualcuno un Totem. Il ds, tornato pure lui al Siviglia, ha sfasciato una Roma da semifinale di Champions e costruito una squadra dall’animo fragile e dai muscoli di vetro. Un disastro praticamente totale dal quale si è salvato a fatica solo Kluivert. Anche Zaniolo, infatti, era stato praticamente ceduto in prestito al Genoa prima dell’intervento di Di Francesco. Proprio l’ostinata difesa di Eusebio lo ha portato all’addio anticipato. A marzo Monchi ha annunciato le dimissioni lasciando la Roma in balia del mare più in tempesta. Adiòs Ramon.

 LaPresse

3 LA BACHECA

Il voto più basso non solo di questo 2019 ma di tutto un decennio lo riserviamo alla bacheca di Trigoria. Vuota, impolverata, triste. I record di punti, le qualificazioni in Champions, le plusvalenze o qualche big match vinto non portano coppe, non portano trofei. Anche quest’anno la Roma ha gettato al vento la possibilità di poter insidiare la Juve o di poter almeno vincere quella coppa Italia che una volta rappresentava il salvagente di una stagione sfortunata. De Rossi ha lasciato la Roma senza aver avuto la gioia di alzare una coppa da capitano e senza nemmeno provare a replicare quella folle corsa del 2009 che per poco non valeva il tricolore più bello. Totti, che altrove avrebbe potuto aprire un piccolo museo per i trofei, si è arreso pure da dirigente. Florenzi è stato immortalato in estate con un Bonsai, piccolo trofeo di una amichevole estiva. Una immagine grottesca. La speranza è che nel 2020 questo incantesimo possa finire. In un modo o nell’altro.

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