18Attaccante
Gabriel Omar Batistuta

Gabriel Omar Batistuta

  • Nazionalità:Argentino
  • Età:55 (1 febbraio 1969)
  • Altezza:1.85 m
  • Peso:82kg
  • Piede:Destro
  • Valore di mercato: mln

PROFILO

BATISTUTA, LA BIOGRAFIA

Gabriel Omar Batistuta è un ex attaccante argentino (nato ad Avellenata il 1 febbraio del 1969), considerato a tutt’oggi uno dei più forti che abbiano indossato la maglia della Fiorentina, sicuramente uno dei più prolifici della serie A. In un totale di 318 partite giocate nel campionato italiano, ha segnato 183 gol; uno ogni 148 minuti. Oltre ad aver indossato per nove stagioni la maglia viola – con cui ha scelto anche di rimanere quando la squadra è retrocessa in Serie B - ed esserne diventato uno dei simboli (nel 2013 è stato inserito nella hall of fame della squadra toscana), è diventato anche uno dei simboli del terzo scudetto della storia della Roma vinto nel 2001. Le sue origini sono italiane, il suo trisnonno da parte di padre infatti era di Borgnano, in Friuli. Il papà è macellaio, la mamma una segretaria. Gabriel è il primo di 4 figli, l’unico maschio. 

LA CARRIERA

La storia di Batistuta è sicuramente particolare, dal punto di vista calcistico, visto che il ragazzo, al contrario di molti suoi colleghi, ha cominciato i primi approcci con il pallone ai piedi ad un’età piuttosto avanzata per uno che poi è diventato un giocatore professionista. L’attaccante, cresciuto a Reconquista, prima di scegliere il calcio che aveva praticato ma senza che fosse sbocciato il vero amore, amava giocare a pallavolo e a basket. La conversione definitiva, che poi è diventata quella decisiva, ce l’ha avuta a circa 16 anni, quando ha deciso che il suo sport sarebbe stato il calcio. E a dire il vero all’inizio non veniva neanche preso troppo sul serio, per la sua stazza, tanto da venir chiamato ‘gordo’ perché era sovrappeso. E' stato al liceo che ha deciso di abbandonare il basket e buttarsi sul calcio. La conversione è arrivata perché Batistuta voleva a tutti i costi far parte delle Intercollegiali - un torneo che si teneva tra i ragazzi delle scuole superiori della zona in cui viveva - e non avendo un posto da titolare nella sua squadra di basket, l'unico modo per farlo era unirsi alla squadra di calcio. È cominciata così una vera e propria seconda vita per l'argentino che prima è entrato a far parte di una squadra amatoriale - il Grupo Alegria - e poi è passato alle giovanili del Platense e ha avuto l'occasione per giocare contro il Racing di Reconquista. Batistuta aveva già oltre 16 anni e gli sono bastati solo due anni per ricevere l'attenzione da parte della più blasonata Newell's Old Boys, grazie alla doppietta segnata proprio contro quella che poi è diventata la sua squadra. Dal 1988 il suo percorso nel calcio è diventato serio, l'attaccante argentino aveva 19 anni e si è trasferito nel dormitorio del club per poter seguire quello che piano piano era diventato il suo sogno. Nel club che lo aveva appena ingaggiato ebbe anche l'occasione di conoscere Marcelo Bielsa, l'allenatore che poi divenne il ct della nazionale di cui fece parte anche Gabriel. L'approccio con il nuovo ambiente, all'inizio, non era stato positivo. Batistuta non si trovava bene lontano da casa e la sua forma fisica non era ritenuta idonea per far parte di una squadra del calibro dei Newell's old Boys. Così è stato ceduto in prestito al Deportivo Italiano e si è trasferito a Buenos Aires. Con la squadra di Baires, per la prima volta, ha giocato una partita in Italia, al torneo di Viareggio, senza sapere che sarebbe proprio la Toscana, poi, sarebbe diventata la sua seconda casa. Nell'occasione ha segnato anche tre gol diventando il capocannoniere del torneo. Un anno dopo viene ceduto al River Plate, sulla panchina c’era Daniel Passarella con cui l’attaccante non riesce ad instaurare un rapporto, tanto da venir messo fuori rosa e poi ceduto al Boca Juniors nel 1990. La sua forma fisica non è considerata però ancora adatta alle squadre professionistiche, cosa che invece è arrivata nel 1991, con Oscar Tabarez sulla panchina della squadra. Il Boca in quell’anno ha vinto il Campionato di Clausura e Batistuta ha segnato 13 gol. A cui si sono aggiunte le doppiette messe a segno nella Coppa Libertadores al River Plate, al Flamengo e al Corinthians. Nonostante le sue reti il Boca si è fermato alla semifinale, battuto dal Nacional di Montevideo. Nell’estate successiva ha partecipato alla Coppa America con l’Argentina, che è diventata campione. 

Gli anni alla Fiorentina

In quell’occasione Batistuta viene notato dall’allora presidente della Fiorentina, Mario Cecchi Gori che si innamora letteralmente delle sue caratteristiche e decide di versare 12 miliardi di lire nelle casse del Boca per portarlo in viola. È cominciata così la sua avventura in Italia, a Firenze dove rimarrà per nove lunghi anni indossando la maglia numero 9. Il suo primo gol con la maglia dei gigliati è arrivato praticamente subito, l’otto settembre del 1991 contro il Genoa dopo aver esordito contro la Juventus nella gara della prima giornata del campionato 91/92. Alla fine, nella sua prima stagione in viola, ha segnato 13 gol e giocato 27 partite in serie A, a cui si aggiungono le tre partite disputate in coppa Italia e una rete all’attivo. L’impatto iniziale con il calcio italiano non è stato come il presidente viola si aspettava, ma era solo l’inizio di quello che poi si è invece rivelato un ottimo feeling, sia con il gol sia con la squadra. Tanto che nel campionato successivo le reti non hanno tardato ad arrivare e nelle prime sette partite ha segnato tre doppiette, con una media di un gol ogni due gare. Nonostante l’ottima forma dell’attaccante però la Fiorentina quell’anno è retrocessa in serie B. Batigol, così è stato rinominato dai suoi tifosi, ha scelto comunque di rimanere in maglia viola per aiutare la squadra a risalire la serie cadetta e a riconquistare la A. Lui ormai a Firenze era considerato un ‘re’ tanto da essersi guadagnato il nome di ‘Re Leone’ per il suo carattere di trascinatore in campo e la sua capigliatura bionda, folta, simile ad una criniera. E come promesso, nell’anno in serie B, ha riportato la squadra in serie A a suon di gol: 16 in 26 partite. Era la stagione 1993/94, al termine di quell’anno Batistuta ha preso parte ai mondiali, con la sua Argentina, che si sono giocati in America (ma che non sono stati fortunati per la formazione albiceleste, data favorita ha dovuto fare i conti con la squalifica di Maradona per doping).  L’anno che ha seguito la competizione Fifa è stato quello della definitiva consacrazione dell’attaccante che ha vinto la classifica cannonieri segnando 26 gol e stabilendo il record per la squadra viola, che fino a quel momento era di Ezio Pascutti: Batistuta nella stagione 94/95 è andato in rete per 11 partite consecutive. In occasione del suo 100mo gol poi (arrivato l’anno successivo), i tifosi hanno eretto una statua con la sua immagine, sotto all’entrata della curva Fiesole – la curva dei sostenitori della Fiorentina – in suo onore. In quell’anno la Fiorentina ha vinto la coppa Italia - ancora grazie alle reti di Batigol che ha segnato sia nelle semifinali sia nelle finali – sia la supercoppa nazionale con l’attaccante ancora tra i marcatori della gara contro il Milan. E’ il 95/96 e alla fine sono state 27 le reti segnate dal ‘Re Leone’, tra campionato e coppa Italia, in 39 presenze. Ormai protagonista indiscusso della Fiorentina, in cui ha giocato anche con un altro campione: Rui Costa con cui ha legato molto, Batistuta comincia ad ambire a trofei importanti. Vorrebbe vincere lo scudetto e Giovanni Trapattoni, diventato allenatore della Viola, lo ha rassicurato sotto questo punto di vista convincendolo che quello (98/99), sarebbe stato l’anno buono. La squadra viola ha chiuso il girone d’andata in testa alla classifica, battendo anche il Milan in casa. Ad andare male invece è stato il ritorno. Perché l’argentino si è infortunato e di conseguenza la Fiorentina ha perso posizione arrivando alla fine terza in classifica. Alla fine dell’anno saranno 21 i gol segnati da Bati, in 28 partite giocate. A quel punto, l’attaccante aveva l’occasione di giocare in Champions con la maglia della squadra che lo ha accolto in Italia, consacrandolo. I viola però non sono riusciti a superare il girone. Era l’anno 99/00, quello che sarebbe stato l’ultimo in maglia viola per Batistuta. Quella stagione l’ha chiusa con 23 gol in 30 partite di campionato diventando il miglior marcatore della storia della Fiorentina. Il computo complessivo dei gol, alla fine delle nove stagioni in viola, è stato di 203 reti segnate in 331 partite giocate. 

Il passaggio alla Roma

Per lui, a 32 anni, nonostante i numeri importanti, aveva deciso che era arrivato il momento di ambire a qualcosa di importante come uno scudetto. E in quell’anno la Roma di Franco Sensi aveva bisogno di un colpo ad effetto perché la Lazio aveva appena vinto la Serie A. Così i due destini si sono incrociati, Franco Sensi ha versato 70 miliardi delle vecchie lire (un record per gli acquisti della gestione Sensi ed un record per la cifra spesa per un giocatore che aveva superato i 30 anni), che corrispondono a circa 35  milioni di euro, nelle casse della Fiorentina e si è assicurato le prestazioni del ‘Re Leone’, tra l’entusiasmo dei tifosi giallorossi che lo hanno accolto in una calda giornata estiva riempiendo la curva sud dello stadio Olimpico di Roma in occasione della sua presentazione al pubblico. Niente maglia numero 9 per lui questa volta, perché era già di Vincenzo Montella che, indispettito dall’acquisto di un altro centravanti, non ha mai avuto intenzione di lasciarla. L’obiettivo di Batistuta era lo stesso della Roma, conquistare lo scudetto e così è andata. L’argentino, che in quell’anno ha indossato la maglia numero 18, ha segnato 20 gol ha letteralmente spinto la squadra guidata da Fabio Capello, in una volata partita nel girone d’andata a suon di reti, spingendo i suoi compagni alla convinzione che quello davvero sarebbe potuto essere l’anno giusto. Così sulle ali dell’entusiasmo, il gruppo formato da tanti campioni insieme con Batistuta, ha superato anche l’ostacolo dell’infortunio che ha messo ko per tutta la stagione Emerson, centrocampista voluto da Capello ma che si è rotto il ginocchio il 18 agosto del 2000 e quindi ha dovuto rimandare il suo esordio con la maglia della Roma. Batistuta, pur giocando ad alti livelli praticamente solo il girone di andata, ha segnato 20 gol (di cui ben 14 nella prima metà del campionato), lasciando poi nella seconda parte del campionato più spazio a Vincenzo Montella a causa di diversi guai fisici. Il 17 giugno del 2001 ha segnato anche nel giorno della conquista dello scudetto della Roma, all’Olimpico contro il Parma insieme con Totti e Montella. La Roma ha vinto 3 a 1 ed è diventata campione d’Italia. L’attaccante argentino alla fine è rimasto nella capitale per due anni e mezzo in totale. Nel gennaio del 2003 l’Inter, che lo corteggiava anche prima che lui scegliesse i giallorossi, lo ha preso in prestito alleggerendo il club di Sensi di gran parte del suo ingaggio (che usò parole dure nei confronti dell’argentino che era apparso in difficoltà a livello fisico). Il suo rendimento è stato ottimale nell’anno dello scudetto della Roma, ma poi diversi problemi fisici lo hanno costretto ad un impiego a singhiozzo. Alla fine, oltre ai 20 gol in campionato, segnati nell’anno della vittoria della Serie A, Batistuta nel resto del periodo in giallorosso ha segnato altre 10 reti, in campionato, tre nelle coppe (uno in Champions, uno in Uefa e uno in coppa Italia). All’Inter ha chiuso la stagione 2002-2003 con 12 presenze e 2 reti ed ha raggiunto il gol numero 200 nel campionato italiano. Dopo il ritorno, a livello formale, alla Roma ha firmato con l’Al Arabi ed è volato in Qatar, a Doha dove ha ritrovato la sua abilità nel segnare: 25 gol in 18 partite che gli sono valse il titolo di capocannoniere. Aveva 34 anni e la sua avventura nel calcio arabo è durata poco perché nell’anno successivo si è infortunato alla caviglia ed ha annunciato l’addio al calcio.

Le caratteristiche

 Si è chiusa così la carriera di un attaccante di razza, la sua caratteristica principale era sicuramente l’istinto per il gol, si trovava sempre nel momento giusto al posto giusto. Era un goleador cinico e potente fisicamente, aveva un tiro irresistibile e mandava la palla in rete di forza, i suoi gol non erano quasi mai di precisione, ma di potenza e i portieri difficilmente riuscivano a bloccare i suoi tiri. Il fisico era la sua arma migliore, per questo a fine carriera ha calato decisamente il rendimento, quando la condizione non lo ha più sostenuto ha perso molta della sua magia. Aveva un carattere deciso ed era considerato un leader. Segnava di piede ma era bravo anche nel gioco aereo, non molto elegante a vedersi ma sicuramente concreto. Era un vero e proprio cecchino del gol aveva anche caratterizzato le sue esultanze – per un periodo della sua carriera, tra Firenze e Roma – con un gesto che è rimasto nella memoria e nella storia: mimava il gesto della mitragliatrice sotto la curva e per questo per lui era stato anche inventato un coro. 

Palmares

Batistuta alla fine a livello di club, in Italia ha vinto uno scudetto, un campionato di Serie B, due supercoppa Italiana e una coppa Italia. Nei vari campionati in cui ha giocato, per ben 6 volte ha vinto la classifica cannonieri. Mentre in Argentina è stato nominato, nella stagione 97/98, miglior giocatore della stagione oltre ad aver vinto il campionato con il River nel 1990.

La Nazionale

Con la maglia della sua nazionale non ha mai vinto un mondiale, pur avendo partecipato a tre campionati del mondo: Stati Uniti 1994, Francia 1998 e Corea del Sud-Giappone 2002.  Nella sua bacheca però ha potuto mettere una Confederations Cup e due coppa America, in Cile nel 1991 e nella stessa occasione si è laureato capocannoniere del torneo, e in Ecuador 1993. Nel mondiale di Francia 1998 Batistuta ha segnato 5 gol contro Giappone, Inghilterra e tre nella gara contro la Giamaica, entrando nella storia come primo calciatore a realizzare una tripletta in due mondiali diversi.  Oltre ad aver segnato ben 55 reti in 78 partite giocate con la maglia albiceleste. C’è da dire anche che per ben 300 giorni ha dovuto rinunciare ad andare in nazionale perché sulla panchina c’era Daniel Passarella con cui Batistuta ha avuto qualche problema e che quindi non lo ha convocato per un lungo periodo, fino a che lo ha richiamato per la coppa America del 1997 durante la quale ha segnato contro il Paraguay e superato con 36 reti (poi superato da Messi nel 2016), anche Maradona nella classifica dei marcatori della sua nazionale. Nel 2002, durante il mondiale di Giappone e Corea, ha annunciato che quella sarebbe stata la sua ultima competizione con la nazionale. I suoi sono stati tutti numeri che, se sommati insieme, raccontano di un attaccante che ha segnato mediamente, nella sua carriera, più di un gol a partita.

Le operazioni alle caviglie 

Alla fine nelle 448 gare disputate in carriera, ha fatto centro 245 volte a confermare la sua capacità di andare in rete, da vero attaccante di razza. Batistuta ha pagato caro a livello fisico, l’impegno profuso in carriera per cercare di essere sempre il numero uno. A causa dei colpi ricevuti durante tutta l’attività agonistica ha avuto seri problemi alle cartilagini delle caviglie tanto da pregare il suo ortopedico di amputargli i piedi. Anni dopo l’addio al calcio, infatti, l’argentino ha raccontato di aver passato un periodo durissimo per i dolori che ha dovuto sopportare agli arti inferiori. È stato operato ad entrambe le caviglie e solo dopo una lunga riabilitazione è tornato a camminare, dopo aver passato mesi a letto senza riuscire ad alzarsi ‘neanche per andare al bagno’, ha raccontato qualche tempo dopo.

Allenatore e commentatore TV

Dopo la fine della carriera da calciatore ha frequentato e portato a termine, il corso per allenatore in Argentina, dove è tornato a vivere per seguire anche tutte le sue attività a Reconquista (è proprietario di diversi terreni). Ha giocato a polo per un periodo ed è anche stato commentatore televisivo in occasione del Mondiale del 2010 e di quello del 2022. Subito dopo è entrato a far parte dello staff della nazionale di Sergio Batista. Nel gennaio del 2012 ha assunto il ruolo di segretario tecnico del Colon di Santa Fé. Incarico lasciato poi solo poco più di un anno dopo. Tornato per un breve periodo in Italia ha ottenuto il patentino come allenatore delle giovanili, prime squadre fino alla Serie C e secondo allenatore di A e B, dopo il corso di Coverciano.

Redazione