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Roma, il flop con l’ultima in classifica è ormai una tradizione

Dal terribile 2-3 col Lecce del 1986 all'1-1 di due giorni fa contro l'Hellas. Passando per Venezia, Ancona ed il Parma di Manenti. Quante occasioni incredibilmente sprecate...

Alessio Nardo

Ci sono delle tasse che il tifoso romanista deve pagare. Puntualmente. Questione di storia, di maledizioni antiche che per motivi ignoti siamo costretti a portarci dietro negli anni. Come zaini pesantissimi pieni di mattoni. Non conta chi siano i presidenti, gli allenatori e i giocatori della nostra squadra. Ogni volta ci ritroviamo a far gli stessi discorsi. "Ci ha segnato sempre lui, ancora lui, di nuovo lui". E' così. Jankovic, il Papu Gomez, Kucka, Pazzini. Pure quest'anno i soliti hanno colpito. Così come i neofiti del gol, quelli che per improvvisarsi bomber aspettano la Roma (Politano, Buchel, Medel).

Poi c'è un altro appuntamento fisso. Immancabile. Da decenni ormai. Ovvero, il flop contro l'ultima in classifica. Contro la squadra più debole, fragile e disarmata del campionato, che d'incanto, al cospetto della Roma, ritrova animo e vigore, portando a casa punti, elogi e soddisfazioni. E' successo ancora e non ci sorprende più. In fondo, nessuno domenica ha lasciato lo stadio o spento la tv con l'idea di aver assistito ad un evento "stupefacente". Tutt'altro. La Roma riabilita, resuscita, restituisce vita a chi vita più non ha. Da sempre. Soprattutto per propri demeriti. L'1-1 contro l'Hellas quasi retrocesso (zero vittorie in campionato, 9 punti in graduatoria, due dei quali strappati ai giallorossi) è l'ennesima puntata di un thriller senza senso. Ma anche senza fine.

1986. Un anno che a molti tifosi romanisti fa venire in mente una sola cosa: il Lecce. Ed uno scudetto perso senza un perché. 2-3 in casa contro l'ultima della classe, già retrocessa. Al culmine di una rimonta storica, pazzesca, bellissima. Che avrebbe meritato un finale diverso. Persino quando si vince (2000-2001) si cade nello stesso errore: Roma-Bari, anno del terzo scudetto. Pugliesi laggiù, in fondo, dispersi nella melma della bassa classifica. Ultimi a 9 punti, a -24 da noi. 1-1, Mazzarelli su punizione (vi ricordate di costui?) e Totti su rigore. Almeno quel campionato finì bene. Di Venezia-Roma 2-2, invece, se ne parla ancora oggi. Possibile andar sotto di due reti contro una formazione già aritmeticamente retrocessa e dover rimediare soltanto nel finale con due rigori stradiscussi? No. Sì se ti chiami Roma. E non fa nulla se in panchina c'era il "sergente di ferro" Capello. Il calo di concentrazione (o blocco mentale, chiamatelo come volete) fu immancabile.

Sempre con Don Fabio, altra perla storica: lo zero a zero con l'Ancona del febbraio 2004. Marchigiani straultimi con 5 (dicasi 5) punti conseguiti in 20 giornate, nonché trascinati in campo (si fa per dire) da un Mario Jardel in condizioni atletiche imbarazzanti. Inconcepibile non vincere quella partita. La Roma ci riuscì. Così come riuscì a buttare un altro scudetto, nel 2008, impattando per 1-1 in casa contro il Livorno nel finale di stagione. Toscani ovviamente ultimi: inutile 1-0 di Vucinic, pari di Diamanti su punizione. Infine, le ultime perle. L'1-1 interno col Pescara di Bucchi (unico punto conseguito dagli abruzzesi nelle ultime 14 giornate di quel campionato), lo zero a zero contro il Parma già fallito di Donadoni e Manenti (!) e l'1-1 che ha bagnato il secondo esordio spallettiano, maturato (tra l'altro) un mese dopo la sconfitta in Coppa Italia contro lo Spezia, fatto fuori ieri dal torneo da una formazione di Lega Pro. Serve aggiungere altro?

I celebri flop con le ultime in classifica

1985/86: Roma-Lecce 2-3

1998/99: Roma-Empoli 1-1

2000/01: Roma-Bari 1-1

2001/02: Venezia-Roma 2-2

2002/03: Como-Roma 2-0

2003/04: Ancona-Roma 0-0

2007/08: Roma-Livorno 1-1

2008/09: Reggina-Roma 2-2

2012/13: Roma-Pescara 1-1

2014/15: Roma-Parma 0-0

2015/16: Roma-Verona 1-1