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Social Tribuna, Roma-Inter 1-1: “Edinssea”

Si interrompe la striscia vincente della squadra di Spalletti, fermata dalla fisicità dell'Inter e dagli episodi. Prosegue invece l'epopea di Dzeko: contro l'Udinese un passo avanti, ieri sera due indietro

Bruno Di Benedetto

"Narrami l'uomo dall'impacciato corpo che a lungo andò sbagliando, dopo che fece cadere la Juve, la forte squadra - e di molte genti vide gli stadi e conobbe la natura del gol, ma molti dolori patì nel cuore lungo le vie di Roma". Ci risiamo: storie di smarrimenti, di lunghi viaggi nel tentativo di un approdo definitivo, mentre il tempo passa e a casa le cose si mettono male.

Settanta minuti di scontri fisici e corsa, un paio di episodi favorevoli per all'Inter (vantaggio nell'unica occasione creata - come all'andata - e un fallo di mano in area non sanzionato), poi la riscossa della Roma, il pareggio, quasi la rimonta, 1-1 finale. Commento riassuntivo dei social network giallorossi: partita equilibrata, noi più forti di loro, che però hanno venduto cara la pelle. Due punti persi in ottica secondo posto, uno guadagnato nella corsa alla Champions. Questo per quanto riguarda Roma-Inter, la partita di 90 minuti, è tutto. Ora torniamo a parlare di Dzeko.

Ancora una volta si parla solo di lui, dell'Ulisse della Capitale. Come il protagonista del poema omerico, Edin procede un passo avanti e due indietro. Calmatesi le acque Madrid, contro l'Udinese aveva rimesso insieme i pezzi e si era ri-incamminato sulla retta via con una rete e il solito contorno di lotta e sponde. Poi ieri sera in 36 minuti una cannonata sopra la traversa da pochi passi, un assist goffo su tiro svirgolato, una parata involontaria su conclusione a rete di Salah - ed ecco rialzarsi il vento della bufera social.

"Non male Dzeko come portiere - commenta Carlo riferendosi proprio all'ultimo dei tre episodi citati - lo terrei in considerazione visto che come attaccante fa ridere". Luigi lo definisce "più scarso della buon anima di mia nonna quando a 90 anni aveva il femore rotto". Poi chiaramente ci sono quelli che "Io non ce la faccio più a vedere il Capitano in panchina e quel deficiente di Dzeko in campo" (Damiano), e ancora: "Totti lo lascia in panchina? Giochiamo con un morto in campo che addirittura leva il pallone dalla porta perché si trova in mezzo. Spalletti oggi ha toppato in pieno" (Fabio). Non mancano infine i difensori, quelli che fanno notare come Dzeko "ok, avrà sbagliato tutto, però da quando è entrato lui la davanti sono aumentati gli spazi" (Paolo).

Sono musiche che abbiamo già sentito e risentito: è significativo dirlo perché dà un senso di una coagulazione, di una stabilità in grado di suggerici il fondato sospetto che fino a giugno il disco sul piatto rimarrà lo stesso. Con l'eroe principale di tutta questa vicenda perduto nei meandri di se stesso, a Itaca-Roma la situazione si fa instabile: il futuro di Totti non è ancora stato chiarito, quello di Sabatini sì, con disappunto di Spalletti per le modalità della comunicazione, dagli Stati Uniti provengono dichiarazioni di Pallotta contraddittorie rispetto a quelle proferite in Italia.

Per la risoluzione di tutto queste scottanti questioni, è noto, basterà attendere giugno. Per il recupero di un solido Dzeko la data resta incerta. Tessendo e ritessendo la tela delle speranze, la società e i tifosi potranno aspettarlo al massimo per altri quattro anni, che è tanto ma è pur sempre la metà del tempo atteso da Penelope - dato che non consola per nulla, ma contribuisce a rendere epiche le proporzioni di questa vicenda.