(di Paolo Marcacci) Giornata di garbugli e matasse, con la Roma a fungere da gatto nel salone dell'Olimpico, impazzita a cercare di districare il gomitolo che Pioli sapientemente le presenta davanti sin dal minuto di raccoglimento in memoria di Scalfaro.
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L'ISTANTANEA Roma-Bologna: Diamanti? No, bigiotteria
(di Paolo Marcacci) Giornata di garbugli e matasse, con la Roma a fungere da gatto nel salone dell’Olimpico, impazzita a cercare di districare il gomitolo che Pioli sapientemente le presenta davanti sin dal minuto di raccoglimento in memoria...
Digressione amara: ci vorrebbe il silenzio, in questi casi, ma ormai è battaglia persa. Però dal groviglio escono emozioni, soprattutto dal sessantesimo in poi, quando i felsinei mascherati da quasi laziali si ritrovano già in vantaggio dopo la prima svista aerea di Juan, sfruttando la variante di valico Gillet-Di Vaio, che quasi scavalca l'Olimpico intero.
Da quel momento in poi è flipper da un'area all'altra, perlomeno per dieci minuti di corridoi potenzialmente mortiferi nel cuore degli ultimi venti metri.
E' lì che cominciano a fermarsi gli istanti, quelli da cui deriva il nome della nostra rubrica: si comincia dal joy-stick di Miralem Pjanic, che guarda di sguincio l'angolo alla sinistra di Gillet e poi un millesimo prima di impattare con l'interno destro sceglie l'altro palo, anzi l'altro pelo, che quello è il margine esatto che la palla si lascia nello sfiorare il palo per poi sdraiarsi nell'amaca della rete, perdendo i sensi quasi più dei bolognesi cristallizzati a lato della Monte Mario.
Poi è roba di guanti, più che da portiere da pilota di Formula Uno, perché quello che riesce a vedere, anzi a profetizzare Stekelenburg sulla subdola deviazione che all'ultimo corregge la traiettoria della botta di Di Vaio a colpo sicuro, più che un intervento con la mano di richiamo assomiglia a una correzione di Villeneuve dopo una macchia d'olio alla Curva del Tabaccaio.
Un minuto prima aveva già trovato la sciolina giusta sempre su Di Vaio, in uscita bassa con l'Olimpico in extrasistole. Anche Gillet coglie l'attimo dall'altra parte, perlomeno in un paio d'occasioni, quando con perizia e disperazione sferra un paio di Knock-out al 2-1 romanista un millimetro prima del varco.
Simplicio invece spreca forse il più semplice degli attimi, carezzando solo la buccia del destino, cioè l'esterno della rete. In mezzo garretti e calcetti, discussioni e sportellate, Portanova che ricorda a tutti la sua fede e cose così. I canini di Heinze rilucono fino alla fine. Ma l'emozione più grande solo uno ha avuto il privilegio di provarla, ben conscio, crediamo, del privilegio immeritato: è Alessandro Diamanti, maglia numero ventitre, acconciatura alla Giovanni Scialpi anni ottanta, che si vede subissato dai fischi di uno stadio intero ogni volta che la palla transita dalle sue parti.
Vale a dire, il destino che da queste parti hanno avuto Maradona, Platini, Baggio e qualche altro di questo calibro. Pomeriggio da incorniciare, per lui. Francesco Totti dispensa anche assist di questo tipo, basta parlare di lui.
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