Tutto nasce a Belgrado, in Serbia, e non poteva che essere così. Perché lì Sinisa giocava e vinceva e sempre lì un bimbo di nome Aleksandar poco dopo imparava a sfuggire alle bombe, ma anche a sognare. Lì, a Belgrado, Mihajlovic e Kolarov sono diventati amici senza neanche saperlo. Poi la vita li ha messi anche uno fianco all’altro ed allora l’amicizia, quella reale, è nata davvero. Ma già all’inizio degli anni Novanta Kolarovsognava di diventare come Mihajlovic e Sinisa sapeva già bene di essere un esempio per molti bimbi serbi. Ecco, quell’amicizia lì lunedì sera vivrà un altro capitolo, con Kolarov impegnato a guidare la Roma verso il quarto posto e Sinisa pronto invece a trascinare il Bologna fuori dalle sabbie mobili, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport".
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Tra serbi che derby… Kolarov sfida Mihajlovic: idolo, amico e consigliere
Il terzino della Roma è cresciuto nel mito del tecnico del Bologna: "Fin da bambino ho sempre sognato di diventare un giorno come lui"
Kolarov non ha mai fatto niente per nascondere la sua predilezione per Mihajlovic. "Da piccolo ho sempre sognato di diventare come lui, la vittoria della Stella Rossa nella Coppa dei Campioni del 1991 è stata come una sorta di folgorazione – ha detto tempo fa il terzino giallorosso – Avevo solo sei anni, ma quello fu un momento di grande sport nel nostro mondo. Mi piaceva tutta la squadra, ma mi sono sempre ispirato a Mihajlovic". Quando Kolarov nel 2007 sbarcò alla Lazio, una delle prime telefonate la ricevette proprio da Mihajlovic. A favorire il contatto fu Sergio Berti, che di Sinisa fu procuratore e di Aleksandar è ancora fido consigliere. Kolarov un po’ arrossì, a chiamarlo era stato proprio lui, l’idolo di tante immagini precedenti. Oggi no, Aleksandar non arrossisce più, ma quando capita di andare a cena insieme (nei mesi scorsi è successo spesso, per esempio) o di fermarsi a parlare, gli dà ancora del lei. È una forma di rispetto, per quel gigante dello sport che gli colorava i sogni da bambino. Gigante che per un po’, circa un anno e mezzo, è stato anche il suo allenatore. È successo con la nazionale serba, quando Mihajlovic allenava e Kolarov faceva su e giù sulla fascia sinistra.
Tra l’altro, Kolarov iniziò a tirare le punizioni anche pensando proprio a lui, a Sinisa, che della materia era un maestro assoluto. All’epoca per lui era l’emulazione del campione, dell’idolo, del giocatore che sognava di poter essere e diventare. E quando gli ha segnato proprio davanti, in Torino-Roma della scorsa stagione, Aleksandar si limitò a dire: "Felice di aver segnato davanti a lui". Anche se poi Mihajlovic ha sempre pensato che Kolarov potesse diventare davvero un po’ quello che è stato lui: terzino sinistro ad inizio carriera, difensore centrale strada facendo. Perché per Sinisa il giallorosso ha tutto per guidare una difesa, anche al centro: carisma, tiro, lancio, piede educato e cattiveria agonistica.
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