rassegna stampa

Touré: «No a Mancini per poter diventare come Totti e Maldini»

L’ivoriano era stato vicinissimo ai nerazzurri. «Al City perché voglio essere una vera bandiera»

Redazione

E' stato il tormentone per alcuni mesi, perché per alcuni mesi Roberto Mancini era convinto di poterlo avere con sé e di poter ripartire da lui. Lui è Yaya Touré, che a un certo punto ha deciso di restare al Manchester City dopo che ­ allo stesso allenatore dell’Inter ­ aveva fatto capire che un addio all’Inghilterra sarebbe stato assolutamente possibile. «Solo voci» ha detto poi. E la verità alla lunga si saprà, o quantomeno sta venendo fuori in parte.

BANDIERA L’ivoriano, dopo aver flirtato per molto tempo con l’Inter, alla fine della Premier incontrò il presidente del Manchester City per parlare della propria eventuale cessione. In quel momento successe che tutto rimase com’era, quel colloquio portò semplicemente al nulla di fatto perché Yaya venne convinto di restare in Inghilterra magari con un adeguamento e un allungamento di contratto. Così, l’Inter è andata diretta su Kondogbia, quello che per il presidente Erick Thohir è un Touré più giovane, colui che comunque dà al progetto ­Inter maggior futuro. «La verità ­- dice Touré al Manchester Evening news - ­ è che in questa squadra voglio diventare una bandiera, il sogno di ogni giocatore che non vuole tradire la fedeltà dei propri tifosi».

CONVINCERE Touré spiega e argomenta. «Ho provato a convincere alcuni miei compagni a restare nel City. Loro mi hanno chiesto il perché, un po’ sorpresi. Gli ho risposto che così hanno fatto i Baresi, i Maldini e i Totti nelle loro rispettive squadre. Loro sono rimasti a lungo, diventando delle bandiere. Vedere che la gente ti segue è importante e gratifica, sia come persona che come calciatore. E a volte è difficile deluderla, questa gente. E’ stato importante anche il peso e l’affetto dei tifosi, e a volte è difficile deluderli. Per questo voglio restare al Manchester. E voglio restarci a lungo».