«El Shaarawy e Szczesny meritavano di giocare questa sfida perché sono tra quelli che ci hanno portato fin qui». Sono le parole di Luciano Spalletti nel post partita di Oporto, nell’andata del playoff di Champions. Szczesny poi martedì sera ha giocato, El Shaarawy no. Esattamente come Francesco Totti, un altro che — numeri alla mano — avrebbe meritato di giocarlo il playoff. Almeno se il concetto è quello meritocratico riportato dallo stesso Spalletti nella pancia del Dragão.
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Totti-El Shaarawy, una Champions da spettatori nonostante i meriti
In due zero minuti tra andata e ritorno, loro che a suon di gol avevano segnato il finale della scorsa stagione, marchiando il terzo posto della Roma e mettendo anche paura al Napoli
El Shaarawy e Totti, dunque. In due zero minuti tra andata e ritorno, loro che a suon di gol avevano segnato il finale della scorsa stagione, marchiando il terzo posto della Roma e mettendo anche paura al Napoli (alla fine secondo). Di Totti restano nella mente le magie con il Torino e quelle con l’Atalanta, ma anche l’assist per Salah con il Bologna o il gol del temporaneo 2-2 a Genoa. Il Faraone, invece, è quello che ha aperto le danze nel derby con la Lazio, segnato la rete della vittoria proprio in casa del Genoa e partecipato al successo finale, quello colta per 3-1 a San Siro, con il Milan. Una serie di perle, gol e assist che non sono state ripagate nella fiducia dal tecnico giallorosso. Che, in tal senso, è stato però chiaro: «Guardo chi sta meglio e chi mi dà maggiori garanzie, giocano quelli lì...».
(A. Pugliese)
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