Se le parole fossero lacrime, il cielo di Roma sarebbe inondato per giorni da una pioggia leggera, di quelle che metterebbe voglia di raccogliere con il viso verso l’alto, come se fosse una benedizione. Ecco, probabilmente, per chi lo ha conosciuto, Sinisa Mihajlovic è stato proprio questo, una benedizione, un modo in cui la vita a volte ci viene incontro per aiutare a spiegarsi meglio. Come racconta Massimo Cecchini su 'La Gazzetta dello Sport', Ci sono tre parole chiave che ci guidano in queste malinconie: «campione»,«guerriero» e «uomo», che tanti hanno scritto con la maiuscola. "Nel mondo dello sport siamo tutti più poveri", dice Giovanni Malagò, presidente del Coni. "In un’epoca spesso di falsità, ha saputo anteporre la verità, non sottacendo i suoi difetti e le sue debolezze", dice il presidente federale Gabriele Gravina. La Federcalcio serba, invece, ringhia così la sua pena: "Il mondo del calcio è in lacrime, ma Sinisa non vorrebbe vederle, perché i campioni non muoiono".
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“Sarai sempre con noi”, nessuno trattiene le lacrime: “Sei e resterai un vincente”
"Aveva talento in campo e fuori – dice Sergio Cragnotti, ex presidente della Lazio – con noi ha vissuto il periodo più bello". "Il suo coraggio in campo è stato secondo a quello mostrato sfidando la malattia", dice il presidente Lotito, mentre Sarri si rinchiude in sé: "Ho i miei ricordi e mi piace tenerli vivi". Poi Gigio Donnarumma, Silvio Berlusconi e tutti i club dal Milan all'Inter, Roma, Catania, Samp e Fiorentina che lasciano trapelare sgomento. Il resto è storia del calcio. Capello, Mazzone, Corvino. Nesta, Vieri, Zanetti, Batistuta, Veron, Shevchenko, Albertini, Salas, Conti, Inzaghi e un’infinità di altri: tutti salutano l’avversario e il maestro. Poi c’è anche il silenzio interiore, quello che mostra Totti, che preferisce dire solo:"Ciao amico, mi mancherai". Un ciao a cui si è associato la Virtus Bologna, impegnata in Eurolega, con tre minuti di applausi, e il mondo dello spettacolo. Poi i commiati della politica. Anche la premier Giorgia Meloni regala una carezza:"Hai lottato in campo e nella vita. Sei e resterai un vincente". Oltre al presidente del Senato, Ignazio La Russa, quasi tutto il governo si stringe alla famiglia, come i capi partito e i sindaci delle città in cui ha giocato e allenato.
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