Henrikh Mkhitaryan poco più di sei mesi fa, ha dovuto rinunciare a disputare la finale di Europa League tra il suo Arsenal e il Chelsea. Motivo? Tristemente semplice. Si giocava a Baku, in Azerbaigian, nazione che dal 1991 vive forti tensioni proprio con l’Armenia per via della regione del Nagorno-Karabakh, che pur appartenendo al territorio azero, si è dichiarato indipendente, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".
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Domanda: che cosa sarebbe successo se Mkhitaryan avesse giocato? Non lo sapremo mai. Ciò che sappiamo, però, è che Henrikh ha voglia di ritrovare il tempo perduto. A cominciare da stasera, quando guiderà la squadra contro il Wolfsberg verso una agevole qualificazione ai sedicesimi di coppa.
Non una buona notizia per gli austriaci, che ormai - dopo un ottimo avvio - sono tornati nel loro ruolo di cenerentola del girone, con il tecnico Struber già emigrato al Barnsley (Serie B) inglese e con in panchina il vice Sahli, che allena con deroga e ha un bilancio di 3 sconfitte in 4 match.
Alla Roma tutti sanno che, mentre sta faticosamente continuando la trattativa per acquisire la società, Dan Friedkin e suo figlio Ryan - che nei piani dovrebbe occuparsi del club - adesso seguono i risultati e il gioco messo in mostra dai giallorossi. Sarà per anche questo, in fondo, che stasera tutti vorrebbero fare bella figura. Mkhitaryan in testa, ovvio. Perché il riscatto dall’Arsenal è ancora tutto da conquistare.
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