rassegna stampa

Olsen parati i primi dubbi. Ora vuole prendersi la Roma

LaPresse

Lo svedese oggi studierà l’Atalanta tifando per il «suo» Copenaghen Imbattuto all’esordio, all’Olimpico per esorcizzare l’eredità Alisson

Redazione

Olsen qualche battaglia l’ha già affrontata. Vincendola, anche. E magari qualcosa nella sua vita giallorossa è già girato, esattamente domenica scorsa a Torino, come scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport, quando nella ripresa quel tiro di Baselli avrebbe potuto rovinargli l’avventura giallorossa quasi prima di vederla sbocciare.

ùEd invece a volte le slinding doors sono proprio lì per cambiarti destino, futuro, anche considerazione se vogliamo. Fosse entrato quel pallone oggi Olsen sarebbe già sul banco degli imputati, dopo quell’errore invece lo svedese si è sciolto, quasi buttandosi alle spalle ogni timore e piazzando pure qualche bella parata sparsa qua e là.

Lunedì farà il suo esordio da titolare all’Olimpico contro l’Atalanta, probabilmente la squadra più in forma di tutto il campionato italiano. Quello stesso Olimpico dove negli ultimi tre anni i tifosi giallorossi sono stati abituati a godersi le parate (spesso anche decisive) di gente come Szczesny e Alisson, non certo due numeri uno banali. Olsen sta lavorando forte per non farli rimpiangere, tanto che spesso costringe anche il preparatore dei portieri Savorani a dei piccoli lavori extra, soprattutto sui fondamentali.

"Tutti dicono che i portieri siano un po’ pazzi, ma lui è sempre stato un ragazzo assolutamente normale, dal carattere molto calmo e dotato di humour – ha detto Anton Scheutjens, ex preparatore dei portieri del Copenaghen –. Robin è uno che dà sempre tutto sul campo e non si preoccupa del giudizio dei media".

Intanto Olsen ha capito che per colorare la sua avventura giallorossa il prima possibile è fondamentale la lingua, l’italiano. Si sta mettendo sotto, sa che il portiere deve parlare, dialogare, farsi sentire. Le parole chiave già le sa e le usa ancora, ma se qualcosa è rimasto della partita di Torino sono proprio quegli sguardi un po’ così in alcune situazioni chiave.