L’uscita dalla Borsa che non è stata possibile attivare al termine dell’Offerta Pubblica d’Acquisto (Opa) obbligatoria che la famiglia Friedkin ha concluso il 6 novembre scorso, non ha colto di sorpresa la nuova proprietà della Roma, che sapeva come, per tanti piccoli azionisti, mantenere il controllo dei titoli giallorossi in loro possesso rappresenta sia una questione affettiva, sia una maniera per esprimere fiducia nel nuovo corso, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.
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Nuovo “delisting” in vista con l’aumento di capitale
I Friedkin potrebbero salire nella quota di controllo del club, oltre il 90% che consentirebbe di richiedere l’uscita dalla Borsa
Ma l’ipotesi del "delisting" – che servirebbe sia a ridurre le spese che a dare più snellezza al processo decisionale – non è stata accantonata. Varata pochi giorni fa la ricapitalizzazione da 210 milioni, che può concludersi entro il dicembre 2021, la famiglia Friedkin potrebbe salire nella quota di controllo del club (attualmente è all’86,8%), giungendo così a sfondare quel muro del 90%, che consentirebbe appunto di richiedere l’uscita dalla Borsa.
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