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rassegna stampa

Minacce velate, manichini appesi. Ma per gli ultrà è “sano sfottò”

Vergognoso gesto di un gruppo laziale. Il club si dissocia (con riserva). Aperta l’indagine

Redazione

L’erba cattiva non muore mai. Da Nord a Sud: minacce e botte ai calciatori, pullman assaltati, cori razzisti, intimidazioni, volgarità. E da ieri, anche bambole gonfiabili per simulare impiccagioni. Tutto questo a Roma, tornata velocemente capitale delle follie ultrà, scrivono Catapano e Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport".

Il gesto è stato rivendicato dagli Irriducibili. Dal 1987 guida, spesso incontrastata, della curva laziale. Trent’anni di tifo all’inglese, estremismo di destra, razzismo, violenze. Ma anche, negli anni gloriosi della presidenza Cragnotti, lauti guadagni con sciarpe e magliette ufficiali. Ha ragione Damiano Tommasi, non chiamiamola goliardia. "Volevano lanciare un messaggio al mondo...". Non c’è nulla di spontaneo dietro la macabra rappresentazione di giovedì sera al Colosseo: striscione con minaccia ("Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa") e tre manichini penzolanti con le maglie giallorosse di De Rossi, Nainggolan e Salah. Tutto studiato nei minimi dettagli, la scelta del luogo, il tenore del messaggio – sempre sul tema "noi siamo il vostro incubo" –, la sua veicolazione – subito proposta sui social di riferimento e ai giornalisti amici. La rapidissima successione degli eventi lo dimostra. Alle 23.30 gli ultrà laziali – sono una trentina e a volto scoperto – arrivano a via degli Annibaldi, Rione Monti, cuore della città. Indisturbati affiggono lo striscione e appendono i manichini. Pochi minuti più tardi il video che testimonia l’impresa è già su Facebook.

«Non riteniamo scusarci con nessuno in quanto, seppur di cattivo gusto per alcuni, rientra tutto nel sano diritto a deridere l’avversario calcistico di sempre»: l’orgogliosa rivendicazione della curva Nord arriva all’ora di pranzo. Poco dopo, arriva anche la condanna (con un paio di ma) del club: «La Lazio ribadisce la sua posizione di assoluta difesa della legalità e di totale condanna di ogni forma di violenza o di istigazione della stessa. Fermo restando che da sempre dopo ogni derby si verificano anche episodi goliardici e di sfottò». A questo punto, l’episodio si fa meno inquietante, soprattutto per i calciatori romanisti, che dopo qualche ora di passione vengono tranquillizzati a fine allenamento. Sulla «goliardata», come l’hanno definita gli ultrà della Nord, da ieri indagano Carabinieri e Digos, al lavoro nel tentativo di identificare gli autori del blitz. La Procura, una volta ricevuta l’informativa degli investigatori, valuterà se aprire un’inchiesta con l’ipotesi di procurato allarme. La Roma ha fatto subito sapere che non sporgerà denuncia. Difficile, perciò, che ci siano gli estremi anche per comminare dei Daspo.