Avete presente quell’usurato proverbio che racconta che spesso nei conclavi si entra papi e si esce cardinali? Ebbene, se pensate a Lorenzo Pellegrini, cancellate dall’idea questo luogo comune, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Vero, il centrocampista giallorosso aveva cominciato la stagione con una serie di incognite importanti, ma l’ha conclusa come meglio non si poteva.
La Gazzetta dello Sport
Lorenzo il Magnifico non vuole fermarsi più: “Inseguo altri trofei”
Riavvolgiamo il nastro. Alla Roma planava uno degli allenatori più carismatici del mondo, José Mourinho, che per prima cosa doveva decidere chi sarebbe stato il capitano di una annata che, per le attese in lievitazione, si prospettava bollente. Il numero 7 arrivava con la fascia al braccio, ma la decisione era stata presa per le frizioni invernali di Fonseca con Dzeko, non per scelta “autonoma”. Dopo aver valutato gli uomini, il primo segnale dello Special One, però, era stato chiaro: il capitano sarà Pellegrini. Quanto basta per far decollare il rapporto fra i due così tanto da far dire al tecnico portoghese: "Vorrei averne tre come lui, e li farei giocare tutti e tre».
Una investitura in piena regola, a cui ha fatto seguito il lavoro fatto dagli agenti del giocatore – Pocetta e Ferro – per scongiurare qualsiasi tipo di problema contrattuale, visto che il centrocampista aveva il contratto in scadenza. Morale: è arrivato quel rinnovo di contratto fino al 2026 che di fatto ha blindato a vita il capitano della Roma, mettendolo sulla scia dei grandi esempi di leadership della storia giallorossa, da Di Bartolomei a Giannini, da Totti a De Rossi.
Poi però anche il campo doveva dare delle risposte tecniche, e così Lorenzo si è premurato di dimostrare che la sua classe e la sua duttilità sapevano portarlo lontano. Risultato? Una stagione da 14 reti in maglia giallorossa, santificata anche da alcune punizioni gioiello che hanno dimostrato pure ai tifosi più scettici (e ce ne sono sempre) come Lorenzo fosse lievitato persino in quel fondamentale. Insomma, se Tammy Abraham è stato lo straordinario cannoniere della Roma, nessuno più di Pellegrini ha saputo fargli da spalla, numeri alla mano. Ciò che occorreva per condurre la squadra a quel trofeo che mancava da 14 anni e, se consideriamo solo l’Europa, addirittura da 61 anni, Insomma, nella foto più iconica dell’intera annata – tutta la rosa e lo staff tecnico intorno alla coppa della Conference League – al centro della scena c’è proprio Pellegrini, che da capitano alza al cielo l’oggetto dei desideri di tutto l’universo giallorosso.
"È stata una stagione fantastica e indescrivibile, per questo non serve aggiungere parole. Avanti a testa alta pensando a crescere per continuare a toglierci soddisfazioni e alzare trofei". Parole chiare. Da giocatore che ha appena cominciato ad assaporare il gusto della vittoria e che adesso non vuole fermarsi più. Proprio come un Pellegrini diventato papa, un Lorenzo diventato (finalmente) magnifico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA