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Le battute ingenerose di Re Mou verso la società che lo ha voluto

Le battute ingenerose di Re Mou verso la società che lo ha voluto - immagine 1
La Roma nel biennio dello Special One ha speso quasi 94 milioni
Redazione

Tra il trionfo e l’amarezza. La finale di Europa League rappresenta il grande bivio della stagione della Roma, scrive Andrea Di Caro su La Gazzetta dello Sport. In caso di vittoria contro il Siviglia arriverebbe una storica seconda coppa europea consecutiva e la qualificazione in Champions, obiettivo stagionale del club: da applausi. In caso contrario, pur con la grande soddisfazione di essere arrivati in finale (due anni fa Fonseca si fermò in semifinale), vista la classifica in A, le porte dell’Europa potrebbero essere solo quelle della Conference, con grave danno per le casse della società.

Se il percorso europeo resta in ogni caso ottimo e potrebbe diventare esaltante (al di là del gioco espresso), la stagione in campionato è stata deludente ed avara di soddisfazioni (sesto posto grazie alla penalizzazione della Juve; 10 sconfitte di cui 5 in casa e 2 nei derby con la Lazio; nono attacco; 2 vittorie in 12 gare contro le sei big e appena 9 punti conquistati su 36 disponibili; 4 punti nelle ultime 6 partite). Per non parlare dell’eliminazione in Coppa Italia contro la Cremonese. Dopo il sesto posto dell’anno scorso, Mourinho rischia di chiudere al settimo posto, come il suo predecessore Fonseca. Il rimpianto maggiore è legato al campionato negativo di Inter (12 sconfitte finora), Milan (8) e alla penalizzazione della Juve. Un’occasione per centrare la zona Champions quasi irripetibile e sfruttata dalla Lazio, seconda e già qualificata. Vero che la squadra, uscendo dalla Conference, si è concentrata solo sul campionato, ma la rosa di Sarri non è certo superiore a quella giallorossa. Nulla di male dunque ad ammettere "puntiamo tutto sulla Coppa, ma in campionato dovevamo e potevamo fare di più". Ma non per Mou che durante tutta la stagione non ha mai lesinato critiche, stoccate, punture al club per il mercato e la qualità della rosa. Eppure in estate tutti, giornali e operatori di mercato, avevano esaltato la campagna acquisti. Dopo il pari con la Salernitana Mou l’ha buttata sul sarcasmo: «Arrivare in Champions dopo aver speso solo 7 milioni era come se Gesù fosse sceso a passeggiare a Roma». Forse è successo, ma sull’altra sponda calcistica del Tevere. Scontato pensare che la proprietà non abbia gradito l'ennesima frecciata, ingenerosa per almeno cinque ragioni:

1) La Roma nel biennio di Mourinho ha speso quasi 94 milioni: 87 il primo anno (il solo Abraham è costato più di 40). Se quest’anno non ha speso per i cartellini è solo per i paletti del Fair Play finanziario. 2) Il club ha avuto l’enorme merito di portare a Roma grandi giocatori a parametro zero come Dybala, Matic e Wijnaldum. Oltre a Belotti, voluto dal tecnico, e altri giocatori (Camara Llorente, Solbakken, Celik). 3) Per portare i tre big citati sopra sono stati garantiti ingaggi di primo livello. La Roma infatti ha il terzo monte stipendi della serie A. Una posizione molto più alta di quella in classifica. 4) Mourinho a Trigoria è il dominus assoluto. Nulla a livello di strutture e necessità gli è stato mai negato. Ed è il secondo allenatore più pagato della A dopo Allegri. 5) Il club lo ha sempre sostenuto nelle sue polemiche contro arbitri e sistema, sia pubblicamente sia nelle aule di giustizia. Né ha mai risposto alle sue tante punzecchiature interne dopo le sconfitte.