rassegna stampa

La non risposta della sindaca. Dire “sì” adesso non è conveniente

Dopo la corsa per l'approvazione, adesso lo stop e le difficoltà di andare avanti

Redazione

Siamo onesti: l’unica preoccupazione che governa la vicenda stadio della Roma è la convenienza politica che autorizzarla o meno garantisce. Alla fine del 2014, il dossier Tor di Valle ottenne dalla maggioranza Marino il bollino di interesse pubblico con il fiero e sdegnato "no" dei quattro consiglieri d’opposizione del M5S, De Vito, Frongia, Raggi e Stefàno.

Due anni fa, la Giunta Raggi soffiava sul progetto riveduto e corretto perché ottenesse rapidamente un nuovo ok dall’Assemblea capitolina. L’hashtag di tendenza era diventato #lostadiosifa. Era cambiato il contesto, d’altronde: il M5S era al governo, aveva già detto di no alle Olimpiadi e alla Metro C, ed era già esploso il bubbone Marra. Dire di no anche allo stadio della Roma, poteva risultare politicamente sconveniente. Oggi – è fin troppo facile comprenderlo –, l’imbarazzo sta nel farlo andare avanti, scrive Catapano su La Gazzetta dello Sport. Il consulente Lanzalone a processo per corruzione, il presidente del Consiglio comunale De Vito in carcere e il fedelissimo Frongia indagato. Intercettazioni che potrebbero inguaiare qualcun altro. Mentre la città collassa quotidianamente tra montagne di rifiuti, buche sempre più grandi e trasporti sempre meno efficienti. Quanto basta per indebolire la sindaca e riaccendere il fuoco amico, dalla Lombardi alla Ruocco; per immobilizzare i funzionari e terrorizzare i consiglieri che dovrebbero votare variante e convenzione urbanistiche. Ma chi si prende questa responsabilità, oltretutto con le Europee all’orizzonte, mentre a Palazzo Chigi sul tema è calato un silenzio raggelante? Perfino la Raggi, qualche sera fa in tv, è apparsa per la prima volta titubante, incapace di rispondere ad una domanda che evidentemente semplice non è più: lo stadio si farà?