«Lontana dagli occhi ma non dal cuore», scrivono gli ultrà romanisti che anche oggi diserteranno l’Olimpico, perché loro sono «contro il sistema». Lontani dagli occhi della Questura, ieri, sono entrati a casa della Roma, a Trigoria, come scrive Alessandro Catapano su La Gazzetta dello Sport.
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Il pericolo è straniero: cento ultrà da mezza Europa
Bulgari, inglesi, spagnoli e tedeschi in curva nord, la polizia li marca stretti. Ieri in 500 a Trigoria, pure molti daspati
Hanno sostenuto la squadra, certo, ma innanzitutto la propria battaglia contro le barriere, in cui ormai sono rimasti soli (i laziali oggi ci saranno, come i romanisti meno «talebani»). Cinquecento persone, i vertici vecchi e nuovi della Sud, tanti «daspati», entrati solo nell’intervallo di una partita delle giovanili che si giocava in un campo attiguo. Un ingresso concordato con i dirigenti della Roma e la Digos: nulla di sorprendente in questa città, e assolutamente in linea con i precedenti della settimana, a patto che, come ha fatto intendere ieri Spalletti, poi non ci stupiamo delle barriere.
Gli ultrà della Roma si terranno a distanza, speriamo, anche dai «colleghi» stranieri che si sono autoinvitati a questo derby: bulgari, inglesi, spagnoli, tedeschi. Un centinaio di uomini, in comune l’appartenenza all’estrema destra, a parte il gruppo del Tottenham, che muove i primi passi nell’Internazionale degli ultrà e, quindi, quale occasione migliore per scalare subito posizioni. Hanno tutti cattive intenzioni, ma la polizia da ieri li marca a uomo, e le possibilità di sgarrare senza essere beccati sono ridotte.
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