(Gazzetta dello Sport)Due americani a Roma, due statunitensi fondamentali, ieri, per Zeman&Co. Pallotta continua a portare fortuna semplicemente guardando le partite allo stadio, Bradley ha realizzato il suo secondo gol in Serie A. L'ex Chievo non è abituato ad elargire sorrisi, ma nel post-partita lascia trasparire felicità.
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Gioia Bradley «Per Luca». E Pjanic va in Nazionale
(Gazzetta dello Sport) Due americani a Roma, due statunitensi fondamentali, ieri, per Zeman&Co. Pallotta continua a portare fortuna semplicemente guardando le partite allo stadio,
Il ritorno «È una bella sensazione segnare, e voglio dedicare il gol a mio figlio Luca — commenta lo statunitense — però la cosa più importante era vincere. Volevamo i tre punti ad ogni costo e alla fine li abbiamo meritati. Nei primi cinque minuti di gara siamo riusciti ad esprimerci bene, poi c'è stato un momento di sofferenza, superato rimanendo in partita e sfruttando le occasioni». Con questo gol Bradley ha sigillato il suo ritorno nell'undici titolare (e intanto Pjanic ha deciso di rispondere alla convocazione della Nazionale, si farà visitare dai medici della Bosnia). Dopo la prima giornata contro il Catania, l'infortunio lo aveva relegato ai margini del campo: «Ora invece sto bene. È normale non avere i novanta minuti nelle gambe dopo cinque settimane di stop, io però volevo dare il massimo e alla fine è andato tutto per il meglio».
Gara per gara In questi giorni, la parola scudetto a Trigoria si è fatta sentire. Se Pallotta lo vorrebbe entro cinque anni, Zeman lo considera un obiettivo ancora a tiro per questa stagione. Bradley, dal canto suo, placa gli entusiasmi: «Penso ad una partita alla volta, adesso per esempio guardo al Genoa. In questo modo potremo fare bene. La squadra inizia a capire che quando segue il tecnico, è molto forte. Non è difficile adattarsi al suo gioco, dobbiamo solo continuare a lavorare». Con forti motivazioni, quelle che Zeman chiede a De Rossi e Osvaldo. Impossibile non tornare sulla loro esclusione con il centrocampista, che però schiva l'argomento: «È normale che in una grande squadra, fatta di grandi campioni, tutti vogliano giocare. Però l'allenatore ci comunica la formazione appena prima di entrare allo stadio, quindi non c'è tempo di pensarci».
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