(Gazzetta dello Sport-R.Palombo) Derby sull'orlo di una crisi di nervi. Due espulsi, otto ammoniti e un rigore con annesso cartellino rosso che spacca la partita e la consegna dopo appena otto minuti alla Lazio.
rassegna stampa
Festa Lazio, rabbia Roma Reja vince il derby: è 3o. Stekelenburg espulso
(Gazzetta dello Sport-R.Palombo) Derby sull’orlo di una crisi di nervi. Due espulsi, otto ammoniti e un rigore con annesso cartellino rosso che spacca la partita e la consegna dopo appena otto minuti alla Lazio.
Che vince con merito perché la sua difesa combina meno guai di quella della Roma. Tutto quasi come all'andata: là, il rigore trasformato come ieri da Hernanes e l'espulsione (di Kjaer) arrivarono all'inizio del secondo tempo dopo lo 0-1 di Osvaldo e poi ci pensò Klose; qui il vantaggio dal dischetto e l'espulsione di Stekelenburg che esclude subito Lamela (dentro Lobont) sono immediati come la veemente risposta della Roma che pareggia con Borini. (…)
Giustiziere E' il redivivo Mauri, da palla inattiva, una di quelle punizioni da metà campo che fanno fare bella figura ai reparti arretrati. I colpevoli, nell'ordine, Juan, Taddei e Lobont. Otto minuti conclusivi in ritrovata parità numerica, causa espulsione di Scaloni, non bastano alla Roma, da tempo esausta, per rimettere un'altra volta a posto le cose. La Lazio consolida così il suo terzo posto Champions che diventa solitario ed elimina dalla corsa la Roma. Derby e dimissioni sembrano diventati per Reja le chiavi giuste di una stagione indimenticabile. A Luis Enrique la sconfitta numero dieci, dodici contando le coppe, per il modo in cui è venuta sposta poco nei rapporti con la società, ma vaglielo a spiegare ai tifosi.
Regola sbagliata Dio ci salvi dall'International Board. Proprio sabato aveva bocciato, sbagliando, la proposta di eliminare la tripla sanzione, rigore, espulsione e squalifica. Niente da fare, si va avanti così. Il rigore c'è, anche se Bergonzi, lontanissimo, si fa aiutare dal guardalinee Niccolai. Il resto lo fa il regolamento. Klose è solo, dopo il disimpegno sbagliato di Heinze e l'imbucata di Hernanes, Stekelenburg cerca la palla ma prende il piede destro. Il designatore Braschi era stato chiaro, a suo tempo. Qui sta il rosso e l'inizio di un altro derby.
Cuore RomaLuis Enrique l'aveva preparato limitandosi alla sorpresa Josè Angel preferito a Rosi, ma il problema è che cambiando l'ordine dei fattori il rendimento disastroso della difesa giallorossa non cambia. I ritorni di De Rossi e Totti dovevano dare la giusta carica temperamentale e lo hanno fatto. Colpita al cuore la Roma proprio col cuore reagisce, mettendo sotto una Lazio intimorita quasi quanto l'arbitro Bergonzi, che comincia a pasticciare coi cartellini (grazierà Biava dopo avergli riservato un primo giallo gratuito) e non la finirà più. Il pareggio è un premio a tanto ardore e a quel piccolo e micidiale attaccante che è Borini, il cui tap in dopo la traversa di Juan è ributtato fuori dalla porta da Biava. (…) Per tutto il primo tempo la Roma regge col suo 4-3-2 giocando su ritmi altissimi. Esagerati. E infatti, ripresa col fiato grosso, Marquinho per Pjanic, e dopo il 2-1 di Mauri, Bojan per Juan. Un avventuroso 3-3-3 che produrrà solo una palla gol contro le cinque-sei della Lazio.
Equilibrio Lazio E' la parola giusta e Reja la userà anche negli spogliatoi. Più che un 4-2-3-1 quello della Lazio è un 4-4-1-1, con Gonzalez e Mauri che per proteggere Scaloni e Garrido, difensori laterali dell'emergenza, restano bassi sulla linea di Ledesma e Matuzalem, i veri uomini-partita, sempre in controllo del centrocampo. Rispetto dell'avversario ma anche stratagemma per affondarlo con le ripartenze. L'1-0 è emblematico. Ma equilibrio è anche non stravolgere la squadra in omaggio alla superiorità numerica. Kozak e Alfaro stanno in panchina e lì restano ben oltre il 2-1 firmato Mauri. Che noi avremmo sostituito già da un po'. Bravo Reja a non farlo.
Razzismo schifoso Non è un derby stravinto. A straperderlo, in compenso, quei deficienti che in curva nord riservano ripetuti cori razzisti a Juan. Un modo per farsi sempre riconoscere.
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