Il gol, l'esultanza con il ciuccio e la dedica alla figlia Una. Come scrive Davide Stoppini su La Gazzetta dello Sport a Dzeko da ieri può essere affibbiato il soprannome di "Unabomber".
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Fa pure il «ciuccio» alla Totti: Edin, finalmente bomber
Su azione, con la Roma in campionato, era fermo a quota uno: 30 agosto, colpo di testa contro la Juventus
Il ritorno al gol fa bene al bosniaco e alla Roma, che fino al minuto 38 del secondo tempo era ancora lì a chiedersi se fosse giusto continuare a insistere sul centravanti, se non fosse il caso di battere strade alternative, finto nueve e queste storie qui.
«Domani gioca lui», aveva detto alla vigilia Luciano Spalletti, per spingere, spronare, battere le mani, in definitiva lanciare un personaggio che pareva avvitato su se stesso. Fino a quel ciuccio liberatorio. L’area di rigore, il suo habitat naturale. Dzeko non segnava dal 24 novembre, gol che forse neppure val la pena ricordare, nell’1-6 con il Barcellona. In campionato c’era riuscito 3 giorni prima, su rigore a Bologna. Su azione, con la Roma, era fermo a quota uno: 30 agosto, colpo di testa contro la Juventus.
Di sicuro, il bosniaco s’è tolto un peso sullo stomaco. I tifosi lo osannavano alla fine, con quel coro che ha accompagnato il suo sbarco a Roma. E lui, quando Tagliavento ha fischiato la fine, s’è diretto verso il settore ospiti lanciando la maglietta per festeggiare.
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