Non c’è dubbio, e sarebbe paradossale affermare il contrario, che sia un grande allenatore. Non c’è dubbio, e sarebbe altrettanto paradossale affermare il contrario, che rappresenti comunque un patrimonio del campionato che lo ospita, scrive Alessandro Vocalelli sulla Gazzetta dello Sport. Ma non c’è dubbio neppure che Josè Mourinho, abbia instaurato con i tifosi della Roma un rapporto fortissimo, di appartenenza, di identificazione nelle sue battaglie dialettiche. Certo, Daniele De Rossi è un idolo indiscusso, una bandiera, che merita il massimo appoggio, ma nei tifosi giallorossi resta e resterà comunque la ferita per un distacco così traumatico. E allora, ed è questo il punto della questione, quanto sarebbe rivoluzionario ed apprezzabile un gesto clamoroso del più rivoluzionario degli allenatori? Presentarsi all’Olimpico, per la partita con il Verona, accomodarsi in tribuna, o addirittura in curva, in mezzo alla “sua” gente, per tifare per la Roma e per De Rossi. Non sarebbe qualcosa di straordinario? Certo, immaginiamo già la replica. “No, non è possibile. Perché sembrerebbe un gesto provocatorio”. Ma provocatorio nei confronti di chi? Mourinho ha rotto con i Friedkin, che pure gli hanno offerto la possibilità di trasferirsi a Roma, e vedrete che il tempo sanerà anche la ferita con i dirigenti, ma di sicuro non ha rotto né con la Roma, né con il suo popolo e non avrebbe alcun motivo per non manifestare il pieno appoggio al successore.
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E se Mou andasse in curva a tifare De Rossi?
Il traumatico esonero dalla Roma e il rapporto d'amore con una tifoseria che non è certo finito
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