Tre considerazioni. La prima: il montepremi crescerà, ci guadagneranno tutti. La seconda: con i criteri della Melandri le big avrebbero guadagnato di più e il divario col resto della Serie A sarebbe cresciuto. La terza: con i criteri della legge Lotti piccole e medie gratteranno qualche prezioso milioncino in più, riducendo la distanza con le grandi. Niente di clamoroso, ma passi misurati verso una distribuzione dei proventi dei diritti tv più equa e un campionato più equilibrato, scrive Alessandro Catapano su "La Gazzetta dello Sport".
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Diritti tv: con le nuove regole Juve sempre avanti, ma la Roma supera Napoli e milanesi
Con le indicazioni del ministro Lotti si riduce il gap tra grandi e piccole. Il club giallorosso arriverà a guadagnare 98,5 milioni
Lo raccontano le proiezioni che in questi mesi hanno fatto e rifatto a Palazzo Chigi. Due i numeri di partenza: il primo, 948.425.708 euro, è il totale dei proventi (già decurtato del 10% di mutualità) distribuito per il campionato 2016-17. Il secondo, 1.250.000.000 euro, è il valore, ipotizzato, della prossima torta da spartirsi. Probabilmente al ribasso, almeno se lo augurano i venti club di A, che confidano nelle abilità di MediaPro. Le risorse, attuali e future, vengono distribuite con i criteri della Melandri (40% in parti uguali, 30% in base al bacino di utenza, 30% per i risultati sportivi) e con i nuovi, fissati dal ministro Lotti insieme alla Figc, e appena «licenziati» dalla Presidenza del Consiglio. Ricordiamoli: 50% in parti uguali, 20% in base al cosiddetto «radicamento sociale» (gli spettatori paganti degli ultimi 3 campionati valgono il 12%, l’audience televisiva l’8%), 30% in base ai risultati sportivi. Qui, vale la pena specificare meglio: la posizione in classifica (12%) e i punti (3%) dell’ultimo torneo valgono il 15%; i risultati degli ultimi cinque campionati il 10%; i risultati storici nazionali e internazionali (dal 1946-47) il 5%.
Il confronto tra Melandri e Lotti produce un risultato inequivocabile: il gap tra la prima e l’ultima della classe si riduce, passando da un rapporto di 4,3:1 ad uno di 3,4:1. Se con la Melandri oggi tra prima e seconda più ricche ne ballano 23 e mezzo, che diventerebbero quasi 31 con un montepremi da 1,25 miliardi, con i criteri del decreto Lotti oggi la distanza sarebbe di 15 milioni e dalla prossima stagione non arriverebbe a 20. La Juventus oggi porta a casa circa 104 milioni, che dal campionato 2018-19, con i vecchi criteri, sarebbero diventati (si ipotizza) 137. Con i nuovi parametri, invece, oggi avrebbe percepito circa 90 milioni, mentre dalla prossima stagione dovrebbe prenderne circa 118. «Solo» 14 in più del valore attuale, non i 33 che gli avrebbe garantito la Melandri. Scompensi simili avranno i due club di Milano: il Milan sarebbe cresciuto dagli 80,5 milioni della stagione 2016-17 ai 106 del prossimo campionato, e invece dovrà «accontentarsi» di sfiorare i 90. L’Inter sarebbe passata da 76 a 100 ma finirà per pareggiare la cifra dei rossoneri.
Le altre grandi non ci rimetteranno, anzi. Guardando l’attuale classifica di A, più si scorre verso il basso più aumentano i benefici. Il Napoli farà pari e patta: nel 2016-17 ha preso 71,5 milioni, l’anno prossimo ne avrebbe presi 94,2, ne prenderà 94,3. La Lazio crescerà di poco, da 76,1 a 76,8 (comunque 19 milioni in più dei 57,8 che incassa oggi). La Roma passa da 96 a 98,5, valore che nel prossimo campionato dovrebbe portarla al secondo posto della classifica delle più pagate, davanti alle milanesi, seconda solo alla Juventus. Rispetto alle cifre attuali, il club giallorosso sarà anche quello che farà il balzo più lungo: da 72,8 a 98,5, un incremento di quasi 26 milioni.
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