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La qualificazione per la Roma è rimasta un miraggio nel deserto. Nel giorno della sua investitura come leader a centrocampo, Paredes ha deluso condizionando non poco il match. Nainggolan, schierato più avanzato, dietro l'unica punta Dzeko, è uscito subito allo scoperto. Un gladiatore dappertutto: con funzioni di disturbo su DaniloPereira come all’andata, libero di calciare a rete sulla trequarti, di sbagliare anche un passaggio in orizzontale, di costringere al fallo da cartellino giallo Andrè Silva e di rincorrere perfino Telles in fase di ripiegamento in fondo all’ennesimo coast-to-coast della sua partita, con la p maiuscola annessa. Il migliore dei suoi il belga, che ha tenuto da solo accesa la fiammella della speranza. L'ultimo ad arrendersi.
Tra difesa e centrocampo invece c'è stato un tilt completo. De Rossi e Paredes, col passare dei minuti si sono avvicinati generando equivoci e confusione. L'ex Boca, frenato sicuramente dalle emozioni, nella migliore delle ipotesi ha rallentato il gioco, cedendo il pallino del gioco direttamente al più esperto compagno, costretto al doppio ruolo di difensore e costruttore di gioco, fino all'espulsione.
Mossa non premiante, quella di Spalletti. A tal punto da indurlo a sostituire Paredes e a rimodulare una Roma con un 4-2-3 alla disperata, prima della seconda espulsione di Emerson che ha poi incenerito i sogni di Nainggolan e compagni. E così, scrive Alessio D'Urso alla Gazzetta dello Sport, sbilanciati, in perenne sofferenza sulle fasce, i giallorossi esausti hanno terminato il loro Camel Trophy nel peggiore dei modi: motore in fumo e tanti dubbi da fugare in fretta.
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