Chi ha lavorato con lei in passato dice che Elisabetta Bavagnoli quando si arrabbia lo faccia talmente tanto che si sente anche a centinata di metri di distanza. Lei sorride, non conferma né smentisce, si limita a dire che "non sono autoritaria ma autorevole. E anche se ogni tanto me la prendo, preferisco sempre il dialogo". L'allenatrice della Roma femminile è stata intervistata da Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport". Ecco uno stralcio delle sue parole.
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Bavagnoli: “Cresciamo e battiamo i pregiudizi”
L'allenatrice della Roma femminile: "Soddisfatta del mio primo anno in giallorosso, ora alziamo l'asticella"
Le basta quello che ha fatto con la Roma al primo anno?
Per ora sì, ma l'obiettivo è alzare l'asticella. C'è l'orgoglio per aver creato una squadra in poco tempo, dall'altra il rammarico perché senza quell'avvio complicato chissà cosa sarebbe potuto accadere.
Si parla di nomi importanti come Giugliano e Giacinti.
Di mercato ne parlo con la società, stiamo lavorando e abbiamo l'ambizione di arrivare più in alto.
Risposta tipica da allenatore, maschile o femminile fa poca differenza.
Appunto. Possibile che si debba ancora parlarne? Non va fatta distinzione. È sport, punto. Continuiamo a lottare contro i pregiudizi.
C'è chi pensa che una ragazza che gioca a calcio sia spesso omosessuale?
Anche qui: ognuno è ciò che è nel calcio maschile e femminile, nel nuoto maschile e femminile, nella vita.
Tre romaniste con l'Italia al Mondiale: Pipitone, Bartoli e Serturini, che si è guadagnata grazie a voi la convocazione.
No, l'ha guadagnata grazie a se stessa. È giovane ma ha la testa giusta, pensa da professionista.
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