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La Gazzetta dello Sport

All’Olimpico chi decide? Da Zaniolo a Ibra, Roma e Milan inseguono i gol

All’Olimpico chi decide? Da Zaniolo a Ibra, Roma e Milan inseguono i gol - immagine 1

Davanti a 50.000 spettatori Mou prepara la trappola al Diavolo. Pellegrini, Mancini, Kessie, Theo: chi può spostare gli equilibri

Redazione

Una grande sfida, in fondo, è prima di tutto un crocevia di sentimenti, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Al vertice della piramide quelli dei tifosi, i cinquantamila che affolleranno l’Olimpico in una Capitale paralizzata dal G20, e i milioni che la vedranno alla tv. Perché il confronto tra Roma e Milan è di quelli che non si può perdere, ma solo provare a metabolizzare, se l’esito non sarà quello che ciascun cuore si aspetta. La sensazione, d’altronde, è che il Grande Duello sia la somma di tanti scontri più piccoli, però decisivi. Da Zaniolo-Theo a Mancini-Ibra, passando per le zolle di Pellegrini-Kessie, sarà vietato perdere sul proprio fazzoletto di terreno. Potenza e tecnica è quello che ci si aspetta dal confronto fra Zaniolo e Hernandez. Non è un mistero che il romanista soffra il fatto che, da quando è rientrato dopo l’ultimo infortunio, non è ancora tornato a segnare in A. Resta nella memoria la rete agostana contro il Trazbonspor nei preliminari di Conference League, ma è ovvio che le sfide vere siano altre. Occhio, però, perché dall’altra parte c’è un terzino che sul proprio binario sa viaggiare veloce e vedere la porta. Come è già successo contro il Venezia e l’Atalanta – una rete e due assist – prima che il Covid lo fermasse. Sconfitto il virus, e scaldati i muscoli in 45 minuti contro il Torino, Hernandez è pronto a rimettersi in moto nello stadio dove è andato a segno al primo incrocio con la Roma, due anni fa. Quel gol era valso un 1-1 durato giusto qualche minuto: ci aveva pensato Zaniolo a riportare definitivamente avanti i suoi. Piccolo promemoria di come il duello da quelle parti possa incidere sulla storia della partita. Tra l’altro, chi potrebbe approfittare delle scorribande di Hernandez è proprio Re Ibra. La sensazione è che il centravanti rossonero, opposto a Mancini, non vivrà una delle giornate più agevoli della sua carriera, specialmente ora che la condizione non è ancora brillante come vorrebbe Zlatan. I tempi di recupero dall’intervento al ginocchio e i problemi al tendine di Achille lo hanno costretto a rimandare a lungo l’appuntamento con la continuità, anche se lo svedese si è difeso piuttosto bene, segnando due gol in tre spezzoni e una partita: a Bologna ha festeggiato la prima rete da 40enne, stasera cerca gloria in casa di Totti, che qui ha giocato e segnato fino a 40 anni, proprio come lui. Mancini sta bene, Mourinho lo ha santificato come uno dei suoi leader dandogli il ruolo di vice capitano, mentre la società fra poco annuncerà il suo rinnovo di contratto fino al 2026. Inutile dire, però, che attacco e difesa vivranno dell’estro e della potenza del centrocampo. Per la Roma la palla tocca a capitan Pellegrini, leader tecnico del gruppo, ma anche cannoniere. Il suo inizio è stato folgorante: 8 gol in 14 partite, cui andrebbe aggiunta la rete alla Spagna in Nations. Quanto basta perché Kessie debba temere una serata di super lavoro.